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novella xxxiv 35

come si dice a Genova, senza galante o intendimento, stranamente con lui si domesticava. Egli era figliuolo d’un barbiero, e s’era acconcio in casa per staffiero del signor Francesco. Ma perché sapeva far alcune calate nel liuto, a Zanina venne voglia d’imparar a sonare. Ser Gandino per sodisfarle il prese di modo a favorire che lo fece far cameriero d’esso signore Gianfrancesco ed accrebbegli il salario, e questo ad instanzia de la moglie che del garzonaccio era innamorata. Bisognava pensare che in quella corte ella faceva crescere i salari a chi le piaceva. E perché il marito una volta accrebbe salari ad un suo servidore senza farne motto a lei, ella entrata in còlera lo garrí aspramente dicendo: — Perché senza me avete voi fatta cotesta cosa? guardate che non lo facciate piú. Io conosco meglio di voi i buon servidori che meritano d’essere accarezzati. — Il garzonaccio tuttavia attendeva ad insegnarle sonare ed aveva gran comoditá di dirle i casi suoi. Ella poi tutto il di al marito il commendava per il piú servigiale e discreto che in casa fosse, e quando deveva star in camera a cucire e far come le altre donzelle facevano, ella una e due ore con il liuto in mano, e bene spesso la sera senza lume e senza compagnia, in un canto di sala s’interteneva col maestro. Era cotestui molto grande e grosso che pareva un gran baccalare, e credo che per copertoio da letto avena benissimo servito. E perché parve pure che l’altre donzelle si avvedessero di questo loro amoraccio, e massimamente che come ella il vedeva tutta si cangiava di colore e diveniva rossa come un scarlatto, ella diceva che questa mutazione di colore se le causava perché gli voleva male, ma che lo sopportava per imparar a sonare, e da l’altra banda come se gli poteva avvicinare le pareva d’esser in un cupo mar di gioia. Il giovine, da esser grande e grosso in fuori, era nero che pareva nato di cingari, con le mani brune e ruvide. Era anco un poco mal netto e sonava stranamente di pedali, con un puzzo che di modo infettava l’aria che nessuno poteva sofferire di stargli appresso. E perché d’alcun tempo innanzi una de l’altre donzelle aveva fatto a l’amore con un giovinetto nobile con speranza d’averlo per marito, al quale anco i piedi forte putivano,