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IL BANDELLO

al molto magnifico e vertuoso signore

il signor

paolo antonio soderino


Ancor che tutto il di si veggiano occorrer vari casi cosí d’amore come d’ogn’altra sorte e mille accidenti impensatamente nascere, non è perciò che di simil avvenimenti non si generi meraviglia in noi e che assai sovente non rechino profitto a chi gli vede od intende. E tanto piú è maggior la meraviglia e l’utile piú fruttuoso quanto che le cose meno sperate avvengono. Per questo mi pare che ogni volta che cosa memoranda interviene e che non sia con l’onor de la penna a la memoria de la posteritá consagrata, che veramente facciamo non picciola ingiuria a noi stessi ed anco a quelli che verranno dopo noi. Ché se i casi e strani accidenti e fortunevoli che la varietá de la fortuna produce si scrivessero, chiunque gli udisse o leggesse, se egli piú che trascurato non fosse, come potrebbe fare che qualunque ammaestramento non ci pigliasse e a se stesso con l’altrui danno non facesse profitto? Medesimamente i nostri figliuoli ed i nipoti e tutta la seguente posteritá con la lezione de le cose passate o emendarebbe gli errori suoi se in quelli fosse caduta, o vero megliore nel ben operare diverria, essendo commun proverbio che piú commoveno gli essempi che le parole. Per questo io che di mia natura desidero giovar a tutti, essendo accaduto ne la cittá di Napoli un mirabil caso de la qualitá che dal signor Annibaie Macedonio ho inteso, m’è paruto non disdicevole d’aggiungerlo a l’altre mie novelle, a ciò che i giovini incauti che cosí di leggero si lasciano appaniare nel visco amoroso e sovente senza pensarvi troppo correno a metter ad essecuzione ciò che detta loro l’appetito dissordinato e giovinile, imparino a por il freno a l’appetitose voglie e piú temperatamente amino, imparando a l’altrui spese di quanto danno il