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274 PARTE PRIMA de le nostre contentezze priva colui de l'inestimabil tesoro de la sanità, fa che la bella moglie altrui più stima che il marito e diventa adultera, e col suo velenoso dente di maniera morde i figliuoli che in breve tempo tutti miseramente se ne muoiono, di modo che il misero uomo si truova privo di quei figliuoli che disposto aveva dopo morte lasciar dei suoi beni eredi. Ma che vado io perdendo le parole in voler far chiara la volubilità de la.fortuna, che è più chiara assai che il sole e de la quale tutto il di mille e mille essempi manifestamente si vedeno? Piene se ne veggiono tutte l’istorie de le genti, e il paese de la Grecia ne può far ampissimo testimonio, ove tanti eccellenti uomini che col dito toccavano il cielo si sono veduti in un momento tornar al basso, e tante gloriose città che tanti popoli reggevano ora a la tua città romana servire. Ti può, magno Pompeio, di queste dannose mutazioni la tua Roma esser lucidissimo specchio, e tanti tuoi cittadini per il passato ed al presente abondevol- mente fartene fede. Ma tornando a casa, ti dico che trovandomi io esser vivuta molti anni, né so per qual sorte, in grandissima prosperità e md non aver sofferto avverso caso fortunevole nessuno, ma che sempre di bene in meglio sono andata fin a questo di, ho gran paura che questa fortuna pentita di essermi stata cosi lungamente favorevole, non cangi stile e cominci og- gimai nel mio dolce vivere a sparger le sue velenose amarezze e farmi bersaglio dei suoi pungenti e nocivi strali. Per questo ho maturamente deliberato levarmi fuor de la giurisdizione de le sue forze e degli infortuni suoi ed infermità noiose e gravi che a noi mortali miseramente soprastanno. E credilo a me, magno Pompeio, che molti in vecchiezza con poco onore hanno lasciata la vita, che se ne la giovinezza fossero morti morivano senza fine gloriosi e sarebbe la fama loro eternamente appo i venturi secoli chiarissima durata. Pertanto, signor mio, per non fastidirti più con mie lunghe parole, lasciami seguir la mia deliberata disposizione e volontariamente levarmi fuor d'ogni periglio, perché talora e bene spesso il peggio è vivere troppo. — E detto questo, con ammirazione e compassione di .quanti ce n'erano, intrepidamente bcbbe una gran coppa di veleno che seco recata