Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, II.djvu/25

22 parte prima

maggior pazzie e i piú bei stracolli del mondo. E sovra questa materia narra egli di molte ridicole cosette, che afferma a’ nostri giorni esser avvenute. Io m’ho sempre dato a credere che egli perciò che meravigliosamente si diletta dir mal di ciascuno e par ch’ingrassi a mordere e proverbiar questi e quelli, che le sue pappolate si facesse su le dita, de le quali come sapete ne è pur troppo divizioso. Ma da pochi di in qua io son uscito di questa mia mala credenza e porto ferma openione che egli ben sovente dica il vero e che ogni giorno avvengano di belle cose, de le quali si vorrebbe tener registro come fanno i mercadanti de le lor scritture. Volendo adunque di ser Gandino ragionare e cose dirvi, le quali s’io non avessi veduto, ed altri medesimamente che in questa bella compagnia sono, non so come indur mi potesse a crederle giá mai; vi dico che a Bergamo e per il contado sogliono per l’ordinario gli uomini esser molto trafficatori, come sono i genovesi. E questo avviene perché la cittá loro e quasi tutto il territorio è montuoso, aspro, orrido, sassoso e per la piú parte ermo e sterile di modo che, se non fosse la fertilitá del piano dei luoghi de la Lombardia vicini, non si troveria vettovaglia in Bergamasca per tre mesi l’anno. Per questo conviene che con industria e sottigliezza d’ingegno cerchino il vivere e s’acquistino il modo di mantenersi e a’ casi loro proveggiano con l’altrui soccorso. Indi si vede che degli otto i cinque se ne vanno qua e lá per il mondo guadagnando con sudore e fatica grandissima ciò che ponno e risparmiando piú che sia possibile nel vestir e mangiare, quando mangiano a le spese loro, ché se sono in casa d’altri divorano come bei lupi. E certo io osarci santamente giurare che non sia nel mondo parte, quantunque lontana e rimota, ove non ci sia alcuno bergamasco che traffichi. Fanno poi volentieri del grossolano e quasi del buffone, ben che magramente, e per venire a l’intento loro sopportano mille ingiurie, e sono vie piú ghiotti del danaio che l’orso del mele. Essi di rado si fanno cortegiani, non essendo molto atti agli uffici de la corte, ché non piace loro servir con aspettazioni cortegiane e lunghe, attendendo di continovo a la certezza del profitto particolare e poco de l’altrui curando; né credere