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■PARTE SECONDA

in Italia che io subito non l’avessi. Si che io sono fuor di speranza di mai piú metterlo insieme. Ora avendo io ricuperati alcuni fragmenti cosi de le mie rime come de le novelle, mi son messo a trascrivere esse novelle ed anco — secondo che di nuovo alcuna n’ intendo — scriver e come a le mani mi vengono a metterle insieme, non mi curando dar loro ordine alcuno. Onde avendone alquante scritte che sono state da molti lette, m’ è stato detto che in due cose sono biasimate. Dicono per la prima che non avendo io stile non mi deveva metter a far questa fatica. Io rispondo loro che dicono il vero che io non ho stile, e lo conosco pur troppo. E per questo non faccio profession di prosatore. Ché se solamente quelli devessero scrivere che hanno buon stile, io porto ferma openione che molto pochi scrittori averemmo. Ma al mio proposito dico che ogni istoria, ancor che scritta fosse ne la piú rozza e zotica lingua che si sia, sempre diletterá il suo lettore. E queste mie novelle, s’ ingannato non sono da chi le recita, non sono favole ma vere istorie. Dicono poi che non sono oneste. In questo io son con loro, se sanamente intenderanno questa onestá. Io non nego che non ce ne siano alcune che non solamente non sono oneste, ma dico e senza dubio confesso che sono disonestissime, perciò che se io scrivo ch’una vergine compiaccia del suo corpo a l’amante, io non posso se non dire che il caso sia disonestissimo. Medesimamente se la moglie concede il suo corpo ad altri che al marito facendolo duca di Cornovaglia, chi presumerá dire che ella non sia disonesta? Taccio di quelle che con fratelli, cognati, cugini ed altri del proprio sangue si meschiano. Né peccano meno gli uomini de le donne. Ché se l’uomo lasciata la propria moglie morir di freddo sola nel letto, va adulterando le mogli altrui, chi sará che nomi costui onesto? Egli sará pur chiamato adultero, e gli adulteri per la legge Giulia deveno esser puniti. Ed in effetto io credo che non si trova nessuno di sana mente che non biasimi gli incesti, i ladronecci, i micidiali ed altri vizi. Confesso io adunque molte de le mie novelle contener di questi e simili enormi e vituperosi peccati, secondo che gli uomini e le donne gli commettono; ma non confesso giá che io meriti d’esser biasimato. Biasimar