Pagina:Bandello - Le Novelle, vol. 2, 1928 - BEIC 1972415.djvu/417

quando faceste questa gloriosa impresa e Genova ad instanzia de la serenissima Signoria vostra riduceste sotto l’ubidienza del re cristianissimo. Ma tornando al Boccaccio, io dico che non si può negare che Bruno e Buffalmacco per quello che in diverse novelle di loro scrive il Boccaccio non fossero uomini d’ ingegno, maliziosi, avveduti ed accorti; tuttavia a dir il vero, se eglino avessero avuto a far con persone svegliate ed avviste, non so come loro le beffe fossero riuscite. Essi si abbatterono in un Calandrino, sempliciotto e disposto a credere tutto quello che udiva ed uomo proprio da fargli mille beffe. Taccio il bambo, quel maestro Simone che quando ei parti da Bologna credo io che con la bocca aperta fuor se n’uscisse e tutto il senno che apparato aveva, col fiato volò via. Io vorrei che si fossero apposti a beffar altri che uno scemonnito pittore ed un medico insensato che non sapeva se era morto o vivo, tanto teneva del poco senno. Credetelo, che averebbero imparato senno a le spese loro e cosi di leggero non veniva lor fatto di far dispregnar Calandrino e fargli l’altre beffe che gli fecero, né averiano fatto credere quello andar in corso e tante meraviglie come credette maestro Simone. Ma le novelle si scriveno secondo che accadeno, o almeno deveriano esser scritte non variando il soggetto, se bene con alcun colore s’adorna. E poi che io veggio che il caldo è in colmo e che fin a cena ci è tempo assai e che questi nostri gentiluomini e gentildonne col ragionar tra loro in diversi drappelli passano il tempo, io vi vo’ far toccar con mano che in Verona è stato un pittore di molto maggior avvedimento ed accortezza che non furono i dui pittori del Boccaccio; con ciò sia cosa che se eglino ingannarono ser Calandrino e maestro Simone che erano « pecora campi, oves et boves », questo nostro di cui intendo parlarvi ingannò o per dir meglio, senza dubio beffò due segnalate ed accortissime persone e degli altri assai, che quando gli nominerò vi farò far di meraviglia il santo segno de la croce. Egli primieramente beffò il signor Gian Battista Spinello conte di Cariati al tempo che governava la cittá nostra di Verona a nome di Massimigliano d’Austria imperadore, e nondimeno esso conte era astutissimo ed uomo di gran ma-