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giunto al fine dei miei infelicissimi giorni e mancar la vita mia quando piú che mai deveva giovarmi di vivere ? Ché s’ io vivo mezz’ora ancora, questo è tutto il tempo eh’ io restar in vita possa. Ove fu giá mai piú in un sol soggetto in uno istesso punto estrema allegrezza e doglia infinita, come io in me medesimo manifestamente provo? Lietissimo sono io e vie piú che dir non si può, di gioia e contentezza pieno, poi che a l’ improviso veggio voi, consorte mia dolcissima, viva, che morta credei e tanto amaramente ho pianto. E veramente, moglie mia soavissima, in questo caso debb’ io ragionevolmente allegrarmi con voi. Ma doglia inestimabile e dolore senza pari patisco pensando che tantosto piú non mi si concederá di vedervi, udirvi e starmi vosco godendo la vostra dolcissima compagnia tanto da me bramata. È ben vero che la gioia di vedervi viva avanza di gran lunga quella doglia che mi tormenta, appropinquandosi l’ora che da voi dividermi deve; e prego il nostro signor Iddio che gli anni i quali a l’ infelice mia gioventú leva, aggiunga a la vostra e vi conceda che lungamente con piú felice sorte di me possiate vivere, ché io sento che giá la vita mia finisce. — Giulietta sentendo ciò che Romeo diceva, essendosi giá alquanto rilevata, gli disse : — Che parole son coteste, signor mio, che voi ora mi dite? questa è la consolazione che volete darmi? e da Mantova qui séte venuto a portarmi si fatta nuova? Che cosa vi sentite voi ? — Narrolle alora lo sventurato Romeo il caso del veleno che bevuto aveva. — Oimè, oimè — disse Giulietta, — che sento io? che mi dite voi? Lassa me! adunque a quello che io odo, non v’ ha fra Lorenzo scritto l’ordine che egli ed io insieme avevamo messo ? che pur mi promise che il tutto vi scriveria. — Cosi la sconsolata giovane piena d’amarissimo cordoglio, lagrimando, gridando, sospirando e ’quasi di smania fuor di sé andando, contò minutamente ciò che il frate ed ella ordinato avevano a ciò che ella non fosse astretta a sposar il marito che il padre voleva darle. Il che udendo Romeo, accrebbe infinitamente dolore agli affanni che sofferiva. E mentre che Giulietta fieramente del lor infortunio si querelava e chiamava il cielo e le stelle con tutti gli elementi crudelissimi, vide Romeo quivi