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onorar cui ne Tanimo gli cape che il vaglia. Si facevano vari e piacevoli giuochi, e chiunque piú di trastullo pigliava in un giuoco che in un’altro, in quello si dava piacere. Ora ragionandosi un giorno dei casi fortunevoli che ne le cose de l’amore avversi avvengono, il capitano Alessandro Peregrino narrò una pietosa istoria che in Verona al tempo del signor Bartolomeo Scala avvenne, la quale per il suo infelice -fine quasi tutti ci fece piangere. E perché mi parve degna di compassione e d’esser consacrata a la posteritá, per ammonir i giovini che imparino moderatamente a governarsi e non correr a furia, la scrissi. Quella adunque da me scritta a voi mando e dono, conoscendo per esperienza le ciancie mie esservi grate e che volentieri quelle leggete; il che chiaramente dimostra il vostro colto e numeroso epigramma che sovra le mie Parche giá componeste. State sano.

NOVELLA IX

La sfortunata morte di due infelicissimi amanti che l’uno di veleno

e l’altro di dolore morirono, con vari accidenti.

Io credo, valoroso signor mio, se l’affezione che io meritamente a la patria mia porto forse non m’ inganna, che poche cittá siano ne la bella Italia le quali a Verona possano di bellezza di sitò esser superiori, si per cosi nobil fiume com’ è l’Adice che quasi per mezzo con le sue chiarissime acque la parte e de le mercadanzie che manda l’Alemagna abondevole la rende, come anco per gli ameni e fruttiferi colli e piacevoli valli con aprici campi che le sono intorno. Taccio tante fontane di freschissime e limpidissime acque ricche che al comodo de la cittá serveno, con quattro nobilissimi ponti sovra il fiume e mille venerande antichitá che per quella si vedeno. Ma perché a ragionar non mi mossi per dir le lodi del nido mio natio che da se stesso si loda e rende riguardevole, verrò a dirvi un pietoso caso ed infortunio grandissimo che a dui nobilissimi amanti in quella avvenne. Furono giá al tempo dei signori de la Scala due famiglie in Verona tra l’altre di nobiltá e ricchezze molto famose, cioè i