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e non s’accorgeva il pazzerone che pagava uno che gli mettesse gloriosamente in capo l’arme de’ Soderini. Giacque Gian Maria con la Domenica ed al parer suo la prima notte che seco giacque si credette averla fatta da vergine, donna. Ma egli s’ ingannava, come molti altri fanno che pensano la prima volta che con le mogli si congiungono coglier la prima rosa del giardino, e di giá infinite se ne sono spiccate. Ma io non voglio ora che entriamo nel farnetico di monna Licisca e di Tindaro. Faceva buona ed amorevol compagnia l’armaruolo a la Domenica, la quale gli diede ad intendere che la prima settimana che era giaciuta seco ch’ella era ingravidata; il che egli che non era però il piú astuto uomo del mondo si credette e molto se ne rallegrò. Venuto poi il tempo del parto, gli fece la madre de la moglie credere che il figliuolo che nacque era di sette mesi. Il buon uomo fece grandissima festa del figliuolo, ed indi a pochi di secondo il suo parere la ringravidò. Era passata la prima quadragesima, ne la quale il Boientis ancor che si confessasse, o si scordò o non volle confessar d’aver sposata la Domenica. Venuta l’altra quadragesima, andò il Boientis a confessarsi e trovato un venerando sacerdote a San Faustino, fu da lui domandato se aveva moglie. Egli non volle negar la veritá e gli narrò come il fatto stava de la Domenica. Il santo monaco che era persona intelligente, conoscendo per le parole del penitente il contratto e consumato matrimonio esser vero e indissolubile, gli disse: — Figliuol mio, né altri né io in questo caso ti possiamo assolvere se tu non ripigli tua moglie, la quale per quanto tu mi dici è tua leggitima sposa. Ed oltra di questo non ti posso anco assolvere perché tu hai contratto matrimonio nascosamente : e’ bisogna che tu vada a trovar il nostro monsignor vescovo. — Ora dopo molte parole, conoscendo il Boientis che il venerabil monaco gli diceva il vero e consegliava il suo bene, si dispose ad ubidirlo e gli promise che farebbe tutto quello che egli ordinava. Ed essendo ben disposto, senza dar indugio a la cosa se n’andò di lungo in vescovato, ed ebbe la licenza di farsi assolver del matrimonio che celatamente aveva contratto. Il di poi seguente a buon’ora andò a la torre de la Palata, ove in bottega