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prender moglie e pigliarla giovane di meno di vent’anni. Ma se i savi talora non errassero, i pazzi si disperarebbero. Era la giovane, che Cornelia aveva nome, assai appariscente, con viso assai bello e ben fatto, se ben non era il piú angelico del mondo ; ma tanto era piacevole e baldanzosa e tanto ardita che piú esser non poteva. Del che messer lo dottore in breve avvedutosi, tardi pentito d’aver preso una moglie cosi giovane, conoscendosi vecchio e mal in ordine a poterle sodisfare, di lei in modo ingelosi che non sapeva ove dar del capo. Egli era negli affari de la cittá molto da’ suoi cittadini adoperato e sovente eletto dal comune consiglio per ambasciatore al duca Filippo, il quale esso dottor vedeva volentieri per averlo domesticamente praticato alora che vivendo il duca Gian Maria suo fratello, egli sotto titolo di conte Pavia possedeva. Quando poi il dottore dimorava a Pavia, tutto il tempo consumava per i suoi clientuli, ora dando lor udienza, ora comparendo innanzi al podestá ed ora al tribunale del ducal commessario e governatore. L’amore ch’egli portava a la moglie, o per dir meglio la fiera gelosia ch’acerbamente il core gli rodeva, lo sforzava che egli di continovo come un nuovo Argo vegghiasse, e stando il di e la notte appresso lei, l’azioni di quella diligentemente considerasse. Da l’altra parte la superbia e la temeraria ambizione che meravigliosamente sopra di lui potevano, l’astringevano ad attender a le cose de la sua patria e non mancar a questi e quelli che tutto il di per consiglio, favore ed aita a quello ricorrevano. Onde piú poter ebbe in lui la superbia e l’ambizione che tutto il resto. Nondimeno non cessando mai il pungente ed acutissimo stimolo de la gelosia di pungerlo e miseramente cruciarlo e con mordacissimi pensieri affligerlo, per assicurarsi de la moglie quando andava fuor de la cittá o de la casa, fece di modo conciar tutte le finestre che sovra la via guardavano che da quelle non si poteva veder persona alcuna. E perché tutto il giorno la casa stava piena di gente, fece far ne la camera terrena del suo studio un uscio tra la pusterla e la porta, a fine che nessuno avesse occasione d’entrar dentro il cortil de la casa. Ordinò poi a la