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di nuovo ritornavano a l’amorosa guerra, ove lottando a chi piú poteva, sempre a la donna come piú debole e delicata toccò il ritrovarsi di sotto col suo caro amante in braccio. Né questa notte fu l’ultima ai diletti e piaceri lor amorosi, perciò che mentre l’amante in Verona dimorò, che molti mesi vi stette, sempre che volle, e sovente volte voleva, con la donna a giacersi se n’andava, seco dandosi il meglior tempo del mondo, ad altro non pensando che compiacerle e servirla. Ella altresí amando il suo amante piú che gli occhi suoi, di quello solamente pensava, tenendosi per molto aventurosa di cosi nobile e caro signore. E cosi lungo tempo senza disturbo nessuno goderono lietamente del loro amore, né mai piú intervenne al giovine essendo con la sua donna come la prima notte era intervenuto. Alcuni vogliono dire che questo caso non al signor Gostantino avvenisse, ma al signor Manuolo suo fratello, giovine anco egli bellissimo e valoroso e capitano dei cavalli leggeri di Massimigliano Cesare. Ma io da chi lo può sapere intesi pur esser accaduto al signor Gostantino.