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che ne la corte sono sappiano che questa notte io sia stata con voi e mi veggano qui vosco e possano ·render testimonio che il frutto del ventre mio sia seme vostro. Piacque al re l’onesto inganno de la reina e la ritenne seco in letto, e volle che la matina tutti i baroni ·e cortegiani ne la camera entrassero e la reina seco corcata vedessero, e .a tutti manifestò· la sagace astuzia da lei usata. Commendarono generalmente tutti l’ ingegno de la lor signora, che con cosi astuto avvedimento avesse onestamente gabbato il marito, e loda:rono il re che di questa gentil beffa si contentasse. Per l’avvenire adunque il re, in tutto cangiato di natura, lasciò stare quelle donne con le quali amorosamente si giaceva, e cominciò molto ad amar la reina e degli abbracciari di quella in modo sodisfarsi, che dopoi non si mischiò piu con altra femina. Fece nostro signor Iddio grazia a la buona reina, che ella ingravidò d’un figliuol maschio ed al tempo debito lo partori, il primo giorno di febbraio del millecentono~antas ei. Fu di tutti i ragonesi l’allegrezza inestimabile, veggendo la legi tima successione del loro re naturale. Fu portato il bambino secondo il costum e di quei paesi a la chiesa, ·ed avvenne che entJ·ando dentro quelli che il figliuolo portavano, i sacerdoti del luogo, che nulla del fatto sapevano, cominciarono a cantar quel belliss imo cantico Te D eum laudamus, che gia i dui santi dottori de la Chiesa catolica Ambrogio ed Agostino, nel battesimo di esso Agostino, a vicenda composero , cominciando Ambrogio e rispondendo Agostino. Portato poi il figliuolino da quel tempio ad un altro, ne l’entrare di quella chiesa i preti intonarono quel cantico di Zaccari a profeta, padre del precursore del Redentore de l’umana g en erazione, dicendo: Benedictus Domintts Deus Israel. Il che fu evidentissimo segno che il fanciullino nato deveva esser re di gran bonta e di molta giustizia. Devendo poi ricevere il sacro battesimo e non sapendo il Te e la reina che nome imporgli e m olti nomi ricordando, a la fine convennero in questo. Fecero pigliar dodici torchi d’una stessa ugualita e peso e gli fecero unitamente allumare, e a riverenza d ei dodici apostoli su ciascuno t orchio fu scritto il nome d’ un apostolo, con intenzione che il nome de l’apostolo il cui torchi o prima s’ammorzasse si