Pagina:Bandello, Matteo – Le novelle, Vol. III, 1931 – BEIC 1973324.djvu/371

NOVELLA XL che voi non ci siate, e ben che sia del mese di giugno che per la brevita de la notte la stagion richiede che l’uomo a buon’ora se ne vada a dormire, io nondimeno veggendo esservi si caro vostro compagno e che voi piu d ’una volta, se v’occorreva quindi partire, il · pregavate ch’egli Timanesse con Cinzia, non ci metteva mente. Ma parendomi iersera aver veduto non so che che non mi piaceva, e udite certe parole che egli a Cinzia disse, che non erano, a dir il vero, né belle né buone, mi cadde ne l’animo quello che ·poi ho trovato con effetto esser cosi, cioè che Cinz ia quando n’ha l’agio si prenda con Giulio amoroso piacere e del corpo gli compiaccia. Io vi so dire, padrone, che ancora che mi veggiate giovine, ch’ io so co me la va e non posso cosi di leggero esser ingannata. Basta che volendomi io chiarire del vero e come si dice, trovar la gallina su l’avo, finsi andarmene a letto; e stata alquanto, me ne venni poi fuori chetamente e me n’andai cosi tentone, a piedi scalzi, a l’uscio de la camera ove Cinzia dorme, e trovai bene che era chiuso, ma non gia fermato col chiavistello, onde tanto destramente un poco lo spinsi che non fui sentita, e chiaTo m’avvidi, ancora che avessero il lume, che la notte in camera arde, posto di dietro a le cortine, ch’eglino erano sovra il letto trastullandosi amorosamente insiem e. Del che il romor del letto e le mazze parole con gli interrotti sospiri indizio manifestissimo ne davano. Io vi dimorai buona pezza e sentii pur alcune parolette amorose che in quei piaceri usavano, e i •replicati baci si facevano pur udire, con molte altre cosette che, come sapete, si costumano in simili casi di fare. Ora parendomi in effetto esser chiara di quello che facevano, me ne ritornai con silenzio a la mia camera. Fingendo poi che la lucerna che per bisogni de la figliuola tengo di cont inova la notte allumata si fosse spenta, uscii di camera facendo strepito con i piedi e me n’andai a la camera di Cinzia, ove trovai che l’uscio era sta~o aperto e il lume rimesso al suo luogo, ed eglino eTano sovra il letto postisi a sedere, ch e, disseguale e disconcio, dava segno di ciò che su v’era stato fatto. E riacceso il mio lume me ne tornai in camera. S allo Dio quanto poco questa notte ho dormito e quanto mi duole e mi