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’./ PARTE SECONDA Francia appresso, con eterno nostro vituperio lo sapera, e di cosa che il re si faccia, non ti avera né obligo né grado, anzi con il disonore e le beffe ce ne restaremo. Si che, figliuola mia, io ti prego che tu non voglia venire a questi passi. Pensa un poco come qui per casa siamo de la famiglia rimase streme, poi che tuo padre e tuoi fratelli quindi partirono, perciò che ognuno teme il furore del re. N on vedi che per tua cagione io quasi vedova restata sono? Tuo padre e tuoi fratelli sono iti fuori di Londra per non vedersi tanto scorno su gli occhi, come pTesaghi che qualche grande sc andalo debbia avvenire. Il che certiss imament e con vitupèrio e danno di tutti noi avverra, se tu altro non fai di ciò che fin qui hai fatto. Quanto era meglio per noi che il primo di che in vita ti pose fosse anco stato l’ ultimo, o vero che io di parto fossi mo r ta per non vedermi a questa ora in tanti travagli! Deh , perché quando il cont e di Salberi, uscito di prigione, m ori , non fosti tu quella che in vece sua mOTisse ! Io prego il nostro signor Iddio che di tanti affanni e travagli mi cavi, poi che tu disposta sei di perseverare in tanta durezza, e de la rovina di tutto il sangue tuo punto non t i cale. Non credi tu che io m’avveggia che tu brami la morte mia, figliuola crudele ed ingrata e molto poco cortese ed amor evole verso i tuoi parenti? E certamente io adesso morirei piu che volentieri, conoscendo che minoT pena mi saria morire che r estar in questi penaci cordogli, i quali di continovo sento che il core con fierissime punture mi trafiggono. Né piu puoté l’afflitta contessa dire, perciò che un fiero svenimento l’assali e con tal estrema doglia le serrò il core e si l’oppresse, che piu morta che viva rassembrando cadette in grembo d’Aelips. P areva la contessa in tutto passata a l’altra vita, si era in viso ·pallida , fredda in ogni parte del corpo e senza movimento alcuno, di modo che le fere e i duri marmi averebbe a pieta commossi non che la figliuola. La quale come la vide da cosi strano e fiero accidente accorata, quella o morta o vicina a la morte giudicò, onde non puoté le lagrime contenere. Cosi amaramente piangendo e le vestimenta alquanto a l’affiitta madre allentando, quella p ietosamente chiamava, e stropicciandole le carni e dimenandola