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NOVELLA XXXVII malvagia. Ma poco durò la sua tirannide, perché Enrico settimo _ lo cacciò del regno, e combattendo fu ammazzato. Ora se io vorrò minutamente discorrere tutte le sceleratezze di tanti re passati, mi converta far una lunga iliade e prima il tempo mi manchera che la materia. Basti adunque di raccontar una parte di quello che. si disse d’ Enrico settimo, padre di questo Enrico ottavo il quale al presente è morto. Questo, cacciato del regno, si riparò prima a Francesco duca di Bertagna e poi a Carlo ott avo re di Francia, col favore ed aita del quale , che gente, navi e danari gli diede, cacciò Riccardo re d’ Inghilterra e de l’ isola s’ insignori. Né fu del sangue umano meno sitibondo degli altri, ed a Carlo ottavo ingratissimo si dimostrò. Cosi di lui e degli altri regi inglesi ragionandosi e tuttavia alcuna nuova crudelta raccontandosi, messer Giulio Basso, dicendo che si deveva cangiar ragionamento, narrò una istoria avvenuta in Inghilterra ad uno dei re passati. Io che attentamente l’ascoltai, come fu finita, quella scrissi; e parendomi che non se le disconvenisse d’esser messa insieme con l’altre mie novelle, deliberai, come a tutte sempre ho fatto, di darle un padrone. Il perché, sovvenutomi quanto voi quando eravate qui solevate la vostra mercé legger volentieri esse n ovelle, ho deliberato fare che questa che io ora ho descritto sia vostra e sotto il famoso e pieno d’ogni gloria vostro nome ardisca mostrarsi negli occhi e ne le mani del publico , supplicandovi, signor mio, a non sdegnarvi che io ardisca in si picciola cosa com’ è questa prevalermi del favor del vostro nome, che in vero - non gia che io non conosca la grandezza e sublimita de l’eccellente di voi grado - che d’ogni grande ed onorato titolo è me ritevolmente degno. 1fa che altro poss’ io darvi? Il campo del mio debole ingegno è cosi sterile che pochissime cose produce, e quelle poche san si mal coltivate e si basse e rozze che, per piu non potere, convi en ch’ io doni ai signori miei e padroni di quei frutti che il mio asciutto terreno talora genera. E perché voi tanto cortesemente degnaste pe:· vostro servidore accettarmi, incolpate l’elezion vostra che in luogo mio un piu fruttuoso servo elegger non volle. Si che con quel graziosissimo core degnatevi prender questo mio picciol