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ebbe gli occhi fermati nel viso, si Ticordò costui certamente esser quello dal quale cosi gran cortesia aveva in Firenze ricevuta, ed essendo a cavallo dismontò, e con meraviglia grandissima di quelli che ·seco erano ché v’erano viu di cento a cavallo dei primi del re_gno che gli facevano coda - l’abbracciò con grande amorevolezza e quasi lagrimando gli disse: - Non sète voi Francesco Frescobaldo fiorentino? - Si sono, signo·; mio - rispose egli, e vostro umil servidore. Mio servidore disse il contestabile - non sète gia voi nè per tal vi voglio, ma bene per mio grande amico, avvisandovi che di voi ho giusta ragione di molto dolermi, perché sapendo voi ciò che io sono e dove era devevate fa·rmi saper la venuta vostra qui, ché certamente io averei pagato qualche parte del debito che confesso aver ·con voi. Ora lodato Iddio che ancor sono a tempo. Voi siate il benis-simo venuto. Io vado ora per affari del mio re e non posso far piu lunga dimora vosco, e m’averete per iscusato. . Ma fate per ogni modo che in questa matina vegnate a desinar meco, e non fate fallo. Cosi rimontò il contestabile a cavallo e se n’andò in corte al ·re. Il Frescobaldo, partito che fu il contestabile, s’andò· ricoTdando che cotestui era quel giovine inglese che egli gia in Firenze in casa sua raccolse, e cominciò a Slp erar bene, pensando che il mezzo di cosi grand’uomo molto gli giovarebbe a ricuperar i suoi danari. Essendo poi l’ora di desinare, se n’andò al palazzo del contestabile, e quivi nel cortile poco attese che egli rivenne. Il quale, smontato che fu, di nuovo amicabilmente riabbracciò il Frescobaldo e, vòlto a l’armh·aglio e ad altri prencipi e signori che con lui erano venuti a desinare, disse: - Signori, non vi meravigliate de le amorevoli dimostrazioni che io faccio a questo gentiluomo fiorentino, perché queste sono parte di pagamento d’infiniti oblighi che io conosco e confesso di avergli, essendo nel grado che sono per mezzo suo. E udite come. Alora a la presenza di tutti, tenendo sempre per mano il gentiluomo fiorentino, nanò loro in che m.odo era capitato a Firenze e le carezze che da lui aveva ricevute. E cosi tenendolo sempre per mano, se ne salirono le scale, e giunti in sala si misero a tavola. Volle il