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2!8 PARTE SECONDA che io l’ istimi cosa degna del valor vostro, de la dottrina e de l’antica e nobilissima vostra progenie, ché non sono cosi sciocco; ma per mostrarvi con questa mia picciola dimostrazione il desiderio de l’animo mio, che di molto maggior cosa vorria potervi onorare, conoscendovi per le infinite vostre doti d’ ogni gran cosa meritevole . State sano. NOVELLA XXXII Vari accidenti avve nu ti ad un giovane in amore . E d’un pazzo. Fu in queste parti di Guascogna, non molto lontano da questo luogo, un gentiluomo di F:rancia che per ora chiameremo Gian Cornelio Salvinco, il quale riduttosi in Guascogna, essendo uomo di grande spirito e di elevato ingegno, prese la pratica d’una bellissima gentildonna, moglie d’un barone il quale si d ilettava molto della caccia d’augelli di rapina. E tra gli altri augelli aveva un astore, il megliore di tutta la contrada, col quale prendeva gran piacere ad uccellare. Egli aveva un suo fratello di tal sorte impazzito che il piu de le volte albergava tra’ boschi, e secondo che il grillo gli montava, se ne veniva talora da mezza notte a casa, e bisognava che il palazzo gli fosse aperto a tutte quell’ore ch e voleva, altrimenti entrava in tanta furia e di tal maniera urlava, strideva ed imperversava che pareva un diavolo d’ inferno, facendo tanto di male per le case dei vi cini che era cos a incredibile. S’era provato di volerlo tener serrato dentro una camera, ma egli s’ infuriava di modo che da se stesso si rodeva le mani e sarebbes i tutto roso se non se gli fosse aperto. Per questo aveva li berta giorno e notte d’andare, venire e star·e secondo che piú gli piaceva. Il giorno· al sole e la notte al lume de la luna combatteva con la sua ombra, facendo le piu belle scaramucce del mondo, e assai volte a l’ombra istessa dava bere, e veggendo che l’ombra non beveva ma si moveva secondo i movimenti che egli faceva , le gittava il vino a dosso e poi si