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NOVELLA XXVII r6r che Amor:e nacque d’ozio e di lascivia umana, il cui cibo sono dolci ed ozi osi :pensieri, sguardi soavi, lascivette e molli parole e, come diceva il fiorentino, dilettarsi di far nulla. Ardendo adunque Adelasia e modo a le ~sue fiamme non veggendo, anzi d’ora in ora · sentendole accrescere, deliberò di scoprirsi e con Rodeganda, nobilissima e saggia femina di cui molto si fidava, come di colei da cui fin da la culla era stata nodrita e sempr e gover nata, le sue passioni communicare; onde un di che si trovarono sole Adelasia in questa maniera le disse: - La fede che sempre ho in voi avuta, Rodegonda mia da me come madfle amata, e le buone vos t re qualita con la discrezione che sempre in voi ho veduta, m’assicurano che io certi miei pensieri con voi paTticipar non dubiti, portando ferma openione che di quanto ora son per communicarvi , o ben e o male che sia, mi terrete credenza. E per non multiplicar piu in belle parole, vi dico , venendo al fatto, che son gia molti di che a me troppo piu che non vor1·ei il v alore, la prodezza, i saggi modi e le on este maniere d’Aleramp di Sassonia sono in tal modo piacciute e cosi la sua gentilezza m’ è entrata nel core, che, voglia o no, io son sforzata piu che me stessa amarlo. Ho tentato mille arti per cacciarlo fuor de la mia mente, ma pare che quanto piu io mi vi affatico, egli tanto piu a dentro nel co re m’entri, e di tal sorte di me e dei miei pensieri si faccia signore che impossibil è che senza la memoria di lui io possa vivere. E a questo condotta mi v eggio, che se io seco non mi trovo, senza dubio converra che una di due cose segua, o ch’io impazzisca o mora. Chiederlo a mio padre per marito so che non mi giovarebbe, si perché intendo che è in pratica con il re d’Ongaria di darmi a lui per moglie, e.d altresi perché Aleramo è povero barone al grado del genero che mio padre vorrebbe. Da voi adunque in questo mio bisogno chieggio conseglio ed aita. Rodegonda, udite che ebbe queste parole, tutta isvenne, e poi che furono gli smarriti spiriti raccolti, cosi a diT cominciò : - Oimè, signora mi a, che cosa è questa che voi ora mi dite? Volete voi che io in questa mia vecchiaia cominci a far frode al mio signore e quello faccia, essendo attempata, che giovan e mai non feci ? Non vogliate, per M. BANDELLO , Novelle - lll . II