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34 libro settimo

quelle de’ principi, che si chiamarono e si chiamano «ragioni politiche». Durerà? Io ne dubito ormai. — Ruppesi quindi tra breve la tregua, rinnovossi la guerra tra Enrico II di Francia, e i due Austriaci Ferdinando imperatore e Filippo. Qui fu che papa Paolo IV s’accostò a Francia. E quindi un esercito francese scese sotto il duca di Guisa a cacciar gli spagnuoli dal Regno; e s’ampliò allora la guerra per tutta la penisola di nuovo. Ma facevasi molto piú grossa nelle Fiandre; ed Emmanuel Filiberto, capitano dell’esercito spagnuolo, vinceva l’esercito francese in gran battaglia a San Quintino [10 agosto 1558], e minacciava Parigi. E quindi, guerreggiatosi lá e in Italia poco altro tempo, conchiusesi finalmente, addí 3 aprile 1559, la pace a Cateau-Cambrésis. Né furono guari diverse le condizioni di questa pace da quelle della pace di Cambrai di trent’anni addietro: il Piemonte stesso, restituito al duca vittorioso, non fu del tutto sgombro di stranieri, e l’Italia rimase legata, mani e piè, Lombardia e Napoli, a casa d’Austria. E ne rimasero pur troppo piú durevoli gli effetti: per centoquarant’anni Francia non contese piú un po’ fortemente l’Italia all’emula antica; l’Italia non fiatò piú sotto all’incontestata servitù.

9. Colture di questo periodo [1492-1539]. — Noi ci scarterem quinci innanzi dal nostro uso di aspettar il fine di ogni grande etá per accennar tutta insieme la coltura di essa; accenneremo via via da sé quella d’ognuno dei periodi in cui subdividiamo questa ultima etá. E ciò faremo, perché, appressandoci a’ tempi nostri, noi pensiamo che sieno piú chiare, piú alla memoria dei leggitori le suddivisioni, e possa cosí essere loro piú grato aver tutto compiuto, politica e coltura, il cenno di ciascuna di esse. — Qui dunque in questi sessantasette anni noi vedemmo peggiorar piú che mai la politica italiana, sviata sí ne’ secoli scorsi dal sommo scopo dell’indipendenza, ma sviata almeno a quello della libertá; mentre qui all’incontro ella non ebbe piú scopo nessuno, e, salve poche eccezioni, non fu piú politica nazionale, ma provinciale, la pessima di tutte per qualunque nazione, la piú stolta per una, che ha tante comunanze di schiatte e di lingua, tante solidarietà d’interessi e di bisogni. Ma se si dicesse