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delle preponderanze straniere |
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ed a
capo d’un grande esercito quasi disoccupato e non pagato, s’incammina
con esso verso mezzodí; senza che si sappia, senza che sapesse egli
forse qual città o provincia d’Italia destinasse a servir d’occupazione
e di paga a sue vecchie e feroci bande. Scende, varca Appennino,
minaccia Firenze, piomba su Roma [5 maggio 1527]. Addí 6 dà l’assalto
ed è ucciso d’un’archibugiata che il vano Benvenuto Cellini dice aver
tirata egli. Succedegli un tedesco francese, il Nassau-Oranges; e si
continua, s’entra in Trastevere e Vaticano, si saccheggia ed ammazza,
e si passa il Tevere; e in tutta Roma, peggio che mai, prede e stragi
e tormenti a’ prigioni per trame riscatti e far palesar nascondigli,
men da soldati arrabbiati che da assassini da macchia. S’aggiunsero
i Colonna, la fame, la moria. Eserciti alleati s’appressarono, e non
osarono mettersi in questo inferno; il papa s’arrese e rimase prigione,
e poi fuggí. Carlo V fece le viste di piangerne da lontano, ma lasciò
continuare nove mesi. Ai 17 febbraio 1528 solamente, uscirono l’Oranges
e sue bande, per danari mandati da Clemente giá scampato. Intanto si
sfidavano Carlo V e Francesco I; e non ne seguiva nulla di piú che
in quell’altra scimmiata di lor maggiori, Pietro d’Aragona e Carlo
d’Angiò. Scendea Lautrec con un esercito francese, e correa tutta
Italia fino al Regno; dove guerreggiò poi coll’Oranges, e perirono egli
e molti de’ suoi d’una gran moría. Ed anche in Lombardia v’era moría e
guerra tra un nuovo esercito francese sotto il Saint-Pol, e un nuovo
tedesco sotto il Brunswick. Ai 28 maggio, Filippino Doria, genovese ed
ammiraglio di Francia, dava una gran rotta navale all’armata imperiale
nel golfo di Salerno. Ai 30 giugno, Andrea Doria, zio di Filippino ed
anche ammiraglio di Francia, ne dismette il servigio; e ai 20 luglio,
passa all’imperatore, a patto di lasciargli liberar la patria, e la
libera addí 12 settembre, e ne rifiuta poi la signoria, la tiene in
libertá, ne riman primo e gran cittadino. Finalmente, ai 20 giugno
1529, si fa pace in Barcellona tra Carlo V e Clemente VII; e in luglio
s’incomincia, e addí 5 agosto si firma in Cambrai, tra Luigia di Savoia
per Francesco I suo figliuolo, e Margherita d’Austria duchessa di
Savoia per Carlo V, un trattato che fu