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delle preponderanze straniere 17

che aveano avute velleitá ma non volontá di ordinar armi proprie, secondo il consiglio di Machiavello, e che eran poi gretti e stretti in fatto di danari, ricusarono, indugiarono. Vengono i Medici, cioè (morto giá Piero da parecchi anni) Giuliano e il cardinal Giovanni, ed offrono pagar la multa se fosser fatti signori della cittá. Cardona accetta, varca Appennino, prende, saccheggia Prato; e i fiorentini, spaventati, si sollevano, cacciano Soderini, e accettan i Medici [settembre 1512]. Governarono insieme Giuliano e il cardinal Giovanni. Ma questi per poco; ché, morto papa Giulio addí 21 febbraio 1513, gli successe esso il cardinal Giovanni [11 marzo] con quel nome di Leone X, che, a torto od a ragione, è forse il piú noto, il piú popolare fra quelli di quanti papi furon mai.

5. Leone X [1513-1521]. — Le nature facili, liete, pompose, leggiere, trascurate od anche un po’ spensierate, sogliono piú che l’altre trovar fortuna in vita, e gloria dopo morte. Tal fu, tal sorte ebbe Leone X, del resto non gran principe politico ed ancor meno gran papa. Nato nel 1475, cresciuto tra l’eleganze, le colture, le magnificenze del palazzo Medici e della villa di Careggi; tra Ficino, Poliziano, Pico della Mirandola, Michelangelo, e una turba di minori, ma simili; cardinale a tredici anni; fuoruscitosi in sui diciannove, ma nella porpora, ed ora a Roma, ora alle corti dentro e fuori d’Italia; in colti ozi durante Alessandro VI; poi negli affari, nelle legazioni sotto Giulio II; prigione alla battaglia di Ravenna, ma in breve liberato, ed autor principale della restaurazione di sua casa in sua bella cittá; l’elezione, l’assunzione, l’incoronazione di lui furono veri trionfi. Dopo Alessandro VI, troppo scellerato per essere nemmeno stato protettor d’arti o di lettere, dopo Giulio II, fiero, iroso in queste stesse protezioni, pensi ognuno qual gioia dovesse or sorgere in quella turba di letterati ed artisti che, quasi ballerine tra guerrieri, si frammettevano allora ai feroci invasori, ai cupi politici, ed ai dolenti popoli d’Italia. Quella lieta turba non si vuol perder di memoria mai da chiunque voglia farsi un’idea adeguata di questi tempi singolarissimi. Certo in quelli di PericIe, d’Augusto, né di Ludovico XIV, non fu, o almeno non durò, niun siffatto contrasto di feste e di dolori. Qui