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168 libro settimo

e i leggitori della lingua comune; ma io crederei che l’una cosa non guasti l’altra, che tutte le colture, tutte le glorie d’italiani, s’abbiano a dir buone ed italiane. Che piú? porrò fra queste, l’avere il Goldoni scritto una bella commedia, e il Galiani un bel trattato economico, in lingua francese. Siamo compiutamente liberali una volta; non solo verso noi o chi fa come noi, ma verso chi fa diversamente e bene, in qualunque modo. Non istimiamo da noi alieno nessuno, nulla d’italiano. Certo, che questo scrivere bene in una lingua straniera è facilitá, è lode non ottenuta da niuna nazione come dagli italiani; ed è gloria che incominciando prima di Dante e Petrarca, dura e forse s’accresce a’ nostri dí.

37. Continua. — Ed ora, passando a’ prosatori, noteremo del Baretti [1716-1789], che egli pure meriterebbe lode d’acerrimo morditore de’ vizi patrii, se, dopo averli perseguitati in patria molto bene, ei non si fosse lasciato trarre a coprirli e quasi giustificarli fuori, per il solito mal inteso amor di patria, per una mal repressa ira contro a uno, fosse pure impertinente, scrittore straniero. Noi porremo poi tutti insieme gli scrittori di storia, di politica, di economia, di filosofia e di critica; perché, avendo i piú scritto dell’una e dell’altra scienza, o di generi intermediari, essi si potrebbero difficilmente distinguere. E qui pure non sará ignobile la lista dei principali che fiorirono dalla fine del secolo decimosettimo al 1814: Vico [1668-1744], Muratori [1672-1750], Scipione Maffei [1675-1755] giá nominato fra’ poeti, Giannone [1676-1748], Foscarini [1695-1762], Mazzucchelli [1707-1768], Genovesi [1712-1769], Galiani [1728-1787], Tiraboschi [1731-1794], Denina [1731-1813], Lanzi [1732-1810], Pietro Verri [1728-1797], Cesare Beccaria [1738-1794], Mario Pagano [1748-1799], Napione [1748-1830], Filangieri [1752-1788], Gioia [1767-1829], Cicognara [1767-1834], Romagnosi [1771-1835]. Dei quali è notevole un fatto in generale: che tutti seguirono i progressi fatti fuori contemporaneamente dalla scienza; seguirono, dico, i veri e buoni, lasciando (non mi s’oppongano le eccezioni, le proposizioni particolari) i falsi e cattivi. Né di ciò sia dato merito ai governi, alle censure, quasi esse fossero che abbiano