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degli imperatori romani |
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Costanzio un suo capitano vittorioso; e, morti i due [421-423], quel resto d’imperio occidentale, occupato un momento da un Giovanni, rimase a Valentiniano III figliuolo di Costanzio [424]. — Sotto il quale fu abbandonata dai romani ed occupata da’ sassoni la Britannia [426]; occupata l’Africa da Genserico e da’ vandali di Spagna [429]; occupata Elvezia e Gallia orientale da’ borgognoni [435]; cedute Pannonia, Norico e Dalmazia all’imperio orientale [437]. — Peggio fu quando [444] innalzato a re degli unni Attila «flagellum Dei» (come fu detto da’ contemporanei), egli raccolse intorno a sé tutte le genti unne, slave e germaniche colá ancor rimanenti e ribollenti. Volsesi prima all’imperio orientale; ma questo se ne salvò con un tributo annuo [450]. Allora precipitò il nembo sull’occidentale; attraversò, s’ingrossò in Germania, piombò su Gallia. Ma riunitisi ivi sotto Ezio i restanti romani e i nuovi visigoti contro ai novissimi invasori, li vinsero a Châlons in gran battaglia [451], e cosí li rigettarono sull’Italia. Penetrò Attila in questa, assediò Aquileia, giunse al Po e fu ivi fermato, dicesi per miracolo, certo incomprensibilmente da un’ambasceria romana a cui capo era san Leone, il quale si può contare cosí per il primo de’ grandi papi politici [452]. Morí Attila appena tornato in Germania al suo ring, vallo, o campo, o cittá capitale; e fu sciolto il suo barbaro e momentaneo imperio. — Ma sorsero dai frantumi nuove leghe, nuovi duci di genti, che furono i definitivi distruggitori dell’imperio. E tanto piú, che Ezio, il sommo o solo capitano imperiale, fu ucciso per sospetti da Valentiniano III [454]; ucciso esso in breve da Massimo senatore, a cui avea rapita la donna [455]. — Seguirono venti anni d’agonia, nove ultimi augusti: Massimo per tre mesi, mentre Genserico e i vandali venivan d’Africa a prendere, saccheggiare e lasciar Roma [455]; Avito vinto e deposto da Ricimero, un duce di genti barbare varie [456]; Magiorano innalzato e in breve ucciso da Ricimero [457]; Livio Severo innalzato pur da Ricimero, e lasciato imperiar di nome sett’anni, poi morto, forse di veleno [465]; poi, dopo due anni d’interregno tenuto da Ricimero, Antemio innalzato per accordo di lui coll’imperatore