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degli imperatori romani 75

persiani, morí, dicesi, di fulmine [282-284]. — E successero insieme i due figliuoli di lui Carino e Numeriano. Ma in breve, ucciso Numeriano dal suo prefetto del pretorio, e innalzato a luogo di lui Diocleziano, e ucciso pur Carino da un tribuno a cui egli avea tolta la moglie, rimase solo Diocleziano [284-285]. Tristo secolo, deplorabile imperio, noiosa storia!

10. Diocleziano e i successori fino a Costantino [285-306]. — Quando uno Stato è venuto decadendo per parecchie generazioni, il restaurarlo è difficile a un uomo solo quantunque grande per sé e per potenza, perché non trova appoggio nel proprio popolo corrotto; gli è d’uopo procacciar primamente che sia piú o men rinnovato dall’esempio de’ popoli vicini non corrotti. Ma ciò è impossibile nelle civiltá corrotte tutt’intiere. Tuttavia un grand’uomo che si trovi in occasione di tale impresa, non suole, non può tenersi dal non tentarla; e nella storia, ne’ giudizi de’ posteri resta poi sempre dubbio, se il tentativo abbia ritardata o non forse accelerata la caduta. Ciò avvenne a Diocleziano e Costantino, restauratori, mutatori indubitati dell’imperio. Propensi noi a lodare chi opera grandemente, quand’anche sventuratamente, anziché chi aspetta, oziando, la fortuna, a noi paiono essi tutti e due uomini grandi nati in tempi dappoco. — Diocleziano vide i due sommi pericoli dell’imperio: le contese di successione tra i capi degli eserciti, e l’invasione de’ barbari giá prementi su tutti i limiti; e tentò riparare ai due insieme con un ordinamento grande, un pensiero generoso. Solo signor dell’imperio, solo augusto, non solamente fece augusto e pari suo Massimiano, ma in breve aggiunse a sé ed al socio due cesari, o successori designati, Valerio e Costanzio Cloro. Né furono piú di quelle associazioni vane od anzi pericolose per l’imperio, utili solamente all’imperatore che guarantivano: fu vera divisione del territorio, che non era difendibile oramai da un solo imperatore. Distribuí le province tra i quattro: l’Asia a sé; Tracia ed Illirico a Valerio, cesare suo; Italia ed Africa a Massimiano augusto; e Gallia, Spagna, Britannia e Mauritania a Costanzio, l’altro cesare. Cosí (essendo tenuta dai due augusti una supremazia sui due cesari), l’imperio, giá unico,