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296 libro sesto


ad occidente, capitar prima a un’isola Antilla rammentata da Aristotele, e poi all’Asia, al Cataio di Marco Polo. Quindi il proseguire, il darsi tutto a quel pensiero, concepito, dicesi, fin dal 1474. E da tal pensiero passando in altro, quell’anima sublimemente insaziabile sognava arricchirne, e poi levar un esercito e conquistar Terra santa alla cristianitá. Visitò un’isola di Tule, che credesi l’Islanda; propose invano la sua idea a Giovanni II re di Portogallo; partí di lá nel 1484; dicesi la proponesse nel 1485 a Genova sua cittá, a Venezia, e ne fosse rigettato. Ad ogni modo venne nel 1486 a Spagna, al monastero della Rabida presso al piccolo porto di Palos in Andalusia, dove fu accolto poco men che mendico dal buon priore; ed onde protetto poi, fu alla corte di Ferdinando ed Isabella re e regina d’Aragona e Castiglia, che stavan compiendo lor guerra nazionale di sette secoli contro ai mori. E mandato espor suoi pensieri all’universitá di Salamanca, e rigettatone; e rigettato e deriso, indugiato, richiamato, disgustato dalla corte per sei anni intieri, perdurò e riuscí finalmente a persuadere Isabella, tra l’alacritá della vittoria dopo presa Granata (2 gennaio 1492). Ai 3 d’agosto del medesimo anno, ei salpò con tre caravelle dal porto di Palos; e navigando sessantanove dí, giunse addí 12 ottobre all’isola di San Salvatore; e, toccate Cuba e San Domingo, tornò a Spagna nel 1493. E fatto viceré delle Nuove Indie (come si chiamarono allora o poco appresso), fecevi una seconda, una terza spedizione nel medesimo 1493 e nel 1498, e vi scoprí, oltre altre isole, anche la costa settentrionale del continente meridionale; tradito, deposto, incarcerato, incatenato e rimandato a Spagna da Bovadilla, un suo luogotenente rimastone infame; e fu tenuto in carcere per qualche tempo nell’ingrata sua patria seconda, e fece poi nel 1502 una quarta spedizione al medesimo continente, e tornatone, morí nel 1506. Cosí quell’italiano (il cui coraggio, la cui perduranza, prudenza, bontá e semplicitá d’animo risplendono meravigliosamente in tutte le sue azioni, tantoché non si sa, leggendone, s’ei piú s’ami o s’ammiri), cosí quell’italiano, primo di tanti poi che non poterono dar alla patria la propria operositá,