il
miserando giovane, per essere cosí ricondotto dall’esilio, e ricomprare con
quelle torture l’invincibil brama di riabbracciar i parenti decrepiti, la
dolce moglie, i figliuoli. E per la terza volta fu ricacciato, e morí
lontano. Quindici mesi appresso, il vecchio glorioso, ma certo rimbambito,
posciaché soffrí di regnare dopo tutto ciò, fu deposto; e al sonar della
campana grossa che annunciava l’incoronazione del successore, morí di dolor
d’ambizione colui che non avea saputo morire di dolor di padre [1457]. Che
libertá, che repubbliche, che aristocrazie! — Con gloria piú incolume, morí
[1458] Alfonso il magnanimo. Benché signor di altri regni in Ispagna, non
avea piú lasciato quello delle Due Sicilie da trentott’anni; v’avea
combattuto a lungo, l’avea pacificato, ordinato, fatto riposare e
risplender d’arti e di lettere; e compié i suoi benefizi a’ sudditi
napoletani, lasciando i regni spagnuoli e Sicilia a Giovanni suo fratello,
ma Napoli distaccato, a Ferdinando suo figliuolo naturale. Se non che, qui
come ad ogni altra occasione passata, presente o futura, lamenteremo sempre
qualunque sminuzzamento del bello ed util Regno di qua e di lá dal faro,
come di qualunque altro Stato italiano esistente. Ma che giova? Mentre si
disperano e cercano riunioni l’une difficili, l’altre impossibili, si
sminuzza ciò che è giá riunito. Sogni ed ire, sempre la medesima storia.
Non solamente il desiderabile proseguito in luogo del possibile; ma niun
criterio a distinguere ciò che sia desiderabile veramente, niuna costanza a
desiderar le medesime cose; inconseguenza, inconsistenza,
passioni. — Ferdinando poi non valse il padre: s’inimicò i baroni; e questi
chiamarono un duca di Calabria figlio di Renato d’Angiò, che scese e si
mantenne parecchi anni nel Regno. Ferdinando fu mantenuto dalla sapienza
politica dello Sforza e di Cosimo de’ Medici, che non vollero introdurre un
nuovo straniero in Italia; ma si deturpò peggio che mai colle vendette, e
col tradimento che fece a Iacopo Piccinino, accarezzandolo, traendolo a sé,
ed uccidendolo, a modo di Venezia con Carmagnola [1465]. — Pochi mesi
addietro era morto Cosimo de’ Medici il gran cittadino di Firenze, il
grande autore e conservator della pace in sua cittá e in Italia.