partigiani di lui dalle borse onde si traevano a sorte i magistrati.
Cosimo si ritrasse a Venezia, l’antica alleata di Firenze; ed ivi,
esule magnifico, continuò le medesime splendidezze, edificando
palazzi, raccogliendo codici, anticaglie, letterati, artisti; e pur
mantenendo relazioni con sua parte in Firenze. E cosí, corso appena un
anno, ed uscita a sorte, a malgrado le esclusioni, una signoria meno
avversa a Cosimo, egli fu desiderato e richiamato; e cacciossi Rinaldo
degli Albizzi, che esule troppo diverso fu a rifugio a Milano, ai
Visconti, antichi nemici suoi e di sua patria. Fu del resto
rivoluzione pura di sangue, che è meraviglia in quell’etá. E puri, o
quasi, ne rimasero i Medici allor risorti e piú che mai crescenti in
tutto. Se questi primi Medici del secolo decimoquinto si voglian pure
(come si fa da alcuni) chiamar tiranni, ei bisogna avvertire almeno,
che essi furono molto diversi e dagli altri contemporanei, e da’ loro
stessi discendenti del secolo decimosesto e seguenti. — Men buono di
gran lunga, e tuttavia non de’ peggiori del suo, fu Filippo Maria
Visconti. Brutto di figura, cresciuto tra’ pericoli e le sventure, e
riuscitone prudentissimo anzi timido, sospettoso e cupo, non capitano,
non guerriero, non buon parlatore, fu abile conoscitore e destro
maneggiator d’uomini a proprio pro, e crudele sí, ma poco per un
Visconti. Scannatogli, come dicemmo, il fratello [1412], corse a
Milano, fu riconosciuto signore, sposò la vedova di Facino Cane, ebbe
cosí per sé quella compagnia; alla quale sovrapose Francesco Bussone,
detto il Carmagnola da un borgo del Piemonte dov’era stato guardiano
di vacche. Questi poi riacquistò a poco a poco a Filippo Maria tutto
lo Stato dell’avo in Lombardia, e Genova stessa, che non sapendo a
lungo mai star libera si diede a lui e al Visconti, come poc’anzi a
Francia [1412-1422]. Ivi fu fatto governatore, facente funzioni di
doge, il guardian di vacche. Ma al soldato di ventura era esiglio,
posciaché era ozio, o almeno non guerra. Lagnossi, cadde in sospetto.
E comandato congedar sue lance, va invece in corte a Milano, ad
Abbiategrasso dove villeggiava il duca; non è ricevuto; freme, grida,
risalta in sella, varca Ticino, varca Sesia, corre ad Ivrea, s’abbocca
con Amedeo