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dei comuni 261

monarchia. Seppe guerreggiare, ma fu famoso massimamente in trattar negozi vari. Cosí asserí suoi diritti su Ginevra, sui marchesi di Saluzzo, contro i Delfini e i Borboni di Francia. Entrò, giovò ne’ negoziati che vedremo, per far finir lo scisma. Nel 1416, ottenne dall’imperator Sigismondo il titolo di duca. Nel 1418, estinta la casa d’Acaia, riuní gli Stati. Nel 1430, ordinò, ampliò gli antichi statuti di Savoia, e feceli comuni ne’ suoi Stati, pur lasciandone molti locali qua e lá; saviezza di que’ tempi, in cui era ancora impossibile l’uniformitá. Come i maggiori suoi, comprò, acquistossi in vari modi parecchie signorie feodali o cittadine incastrate ne’ suoi Stati o limitrofe. La piú bella fu Vercelli, avuta da’ Visconti [1427]. Finalmente, nel 1434 Amedeo VIII lasciava quasi tutte le cure del governo a suo figliuolo Ludovico, e si ritraeva poi, egli primo con sette compagni, in Ripaglia, un bel sito sul lago di Ginevra, per vivervi tranquilli, romiti, cristiani. Ma il vedremo indi ritolto poi a nuovi e maggiori affari. Oramai la storia di questo gran seno occidentale, non si può separare piú da quella della restante Italia, e vi diventerá talor principale. Quella piú antica che abbiam qui corsa, non ha guari altro interesse che le imprese cavalleresche di que’ principi. Ma giova, ricrea l’animo seguir le vicende di quella, dicasi pur rozza, feodale o semibarbara, ma virile, ma semplice, ma virtuosa schiatta, non pura forse d’ogni violenza od inganno, ma non imbrattata certamente di niuna di quelle nefanditá e viltá de’ Visconti, degli Estensi, degli Scaligeri, degli Ezzelini, e de’ papi di Avignone, e degli Angioini di Napoli, e de’ senatori di Venezia e delle signorie cittadine, e dei condottieri tramezzati in tutto ciò. Siffatto paragone è semplice veritá, e non è ragion di tacerla perché sia a lode de’ principi miei. Anche la paura di esser tacciato d’adulazione è viltá, se fa tacer la veritá. Or torniamo alle nefanditá.

28. Filippo Maria Visconti [1412-1447]. — Lasciammo Toscana e tutto il mezzodí straziato tra Ladislao, penultimo de’ discendenti di Carlo d’Angiò, insieme con Braccio, e Luigi II degli Angioini nuovi, con Attendolo Sforza. Nel 1413 Ladislao fu vittorioso, prese Roma, minacciò Toscana, Bologna. Ma ei morí l’anno