rispose: «voler
prima por le briglie a’ cavalli di San Marco». Questo fece tornar il
senno e il cuore a’ veneziani; e, tolto dal carcere e rifatto capitano
Vettor Pisani, richiamate lor flotte da Levante sotto Carlo Zen, un
altro grand’uomo di mare, resistettero dapprima virilmente, poi
riassediarono essi i nemici in Chioggia [1380], li ridussero ad
arrendersi, si liberarono. E stanche finalmente le due repubbliche,
terminarono quella troppo famosa guerra, detta di Chioggia, con un
trattato fatto in Torino per mediazione d’uno di que’ principi
Savoiardi, che ingrandivano [1381]. — Tra’ Visconti, morto Galeazzo
[1378] uno de’ due fratelli, succedevagli Gian Galeazzo figliuolo di
lui, e cosí divideva la signoria, con Bernabò suo zio. Ma per pochi
anni; ché nel 1385, mentre in un abboccamento s’abbracciavano nipote e
zio, quegli dicendo a sue guardie tedesche — Streike, — fece questo
disarmare, prendere, imprigionare, e poi dicesi avvelenare e
riavvelenare. Cosí rimasero Milano e Pavia e tutta la gran signoria
viscontea sotto a Gian Galeazzo. Da secoli e secoli molti signori e
tiranni italiani avevano giá usate perfidie e crudeltá, ma alla cieca,
alla barbara, piú per istinto che per arte. I Visconti furono i primi,
i quali usarono efficacemente quell’arte, che l’opinione
vergognosamente corrotta di que’ secoli chiamò «virtú», che alcuni
pochi ammirano ancor di soppiatto sotto nome d’«abilitá»; ma che, come
il bene vien talor dal male, fu forse utile ad ingrandire e riunire
gli Stati, a scemare la funestissima dispersione delle potenze
d’Italia, come fu utile un cent’anni appresso a riunir Francia sotto
Luigi XI. Appena Gian Galeazzo ebbe tutto lo Stato visconteo, egli si
volse ad ingrandirlo. S’uní prima ai Carraresi di Padova contro a
Venezia ed agli Scaligeri, e prese a questi Verona [1386]. Quindi
s’uní co’ veneziani contro ai Carraresi, e prese Padova e Treviso
[1387]. Fuggitone Francesco II di Carrara a Firenze, tornò per
Germania col duca di Baviera genero giá di Bernabò cui volea
vendicare, e riacquistò Padova [1390]. Intanto Gian Galeazzo assaliva
Bologna e Toscana tutta. S’alzava Firenze, ma piú da mercante che da
guerriera, e soldava l’Acuto (cosí avea fiorentinamente addolcito
l’impronunciabile