terra, non ne fu uno certamente; tutt’al piú alcuni
ammiragli che vedremo. A Matteo, dopo brevi contrasti, succedette
Galeazzo figliuolo di lui. — Intanto in Germania, dopo la morte di
Arrigo VII, erano stati eletti due re de’ romani, Ludovico di Baviera,
e Federigo d’Austria figliuolo d’Alberto [1314]. Combattutisi
ott’anni, era stato vinto e fatto prigione l’Austriaco [1322], e
liberato poi, rinunciando all’imperio [1325]. Quindi il Bavaro rimase
solo; e disprezzando papa Giovanni XXII che voleva intervenire nella
legittimitá di lui, fece per Tirolo una discesa imperiale [1327], meno
innocua che l’ultima, piú simile alle antiche. Accolto a Milano da
Galeazzo, presevi la corona regia, e depose Galeazzo che in breve
morí. Poi, evitando Bologna guelfa, scese a Toscana per Pontremoli e
Pietrasanta; si guastò con Pisa l’antica ghibellina, per arti di
Castruccio che la voleva; e l’assalí e prese, ma non diella a
Castruccio. L’anno appresso, bensí, fecelo duca di Lucca e d’altre
cittá, che fu (s’io non m’inganno) il primo esempio di questi
tirannucci o signori repubblicani, innalzati a principi titolati
dell’imperio. Ma il nuovo duca morí l’anno appresso 1328. Nel quale
Ludovico, evitando Firenze, venne a Roma, e giá scomunicato dal papa,
fecesi consacrare da due vescovi scomunicati e incoronar da un
Colonna, e poi fece giudicare e deporre il papa, ed eleggere un
antipapa. Tutto ciò (salvo l’incoronazione per un Colonna) era
all’usanza de’ maggiori; e cosí furono il sollevarsi del popolo
romano, ed il partirsi dell’imperatore, senza proseguire contro a
Napoli, com’era stato convenuto con gli Aragonesi di Sicilia. Risalito
a Toscana [1329], schivò Firenze di nuovo, venne a Lucca e vendella a’
parenti di Castruccio, che la riperdettero in breve: vendé Milano al
figliuolo dello spogliato Galeazzo, ad Azzo Visconti che tuttavia
gliene chiuse le porte; si ritrasse a Trento. V’attendeva a riunir la
parte ghibellina piú che mai sfasciata, quando morto Federigo
d’Austria, e movendosi i fratelli di quello, egli Ludovico corse a
Germania [1330], e sparí colle fischiate di tutta Italia, lasciando
senza capo la parte ghibellina, a cui era morto l’anno innanzi [1329]
Can della Scala. Fu anche questo detto «il grande»; perché anch’esso
seppe farsi