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224 libro sesto

osservazione, ma ritorna sovente il fatto) di quelli che sprecano le facoltá, l’operositá, la fortuna, la grandezza contra l’opinione dei piú, che è onnipotente quando è giustamente progressiva.

17. Fine degli Svevi [1250-1268]. — La morte di Federigo II lasciò l’Italia libera d’imperatori per sessant’anni, e ne’ diciotto primi precipitò la casa di Svevia. Corrado suo figliuol primogenito, giá incoronato re di Germania, successe lá e vi rimase un anno; mentre i fratelli di lui Arrigo e Manfredo bastardo governaron per esso Sicilia e Puglia; ed Innocenzo IV tornava a Italia trionfando, per Genova, Milano, Ferrara, Bologna, Perugia, e faceva risorgere da per tutto parte guelfa. — Sceso Corrado [1251], venne nel Regno, ebbelo di mano di Manfredo; e con lui riprese e puní Napoli ed altre cittá sollevatesi per il papa [1252]. Il quale allora offrí quel regno per la prima volta a Riccardo, poi ad Edmondo, fratello quello, figlio questo del re d’Inghilterra; e l’ultimo l’accettò, ma non venne. — Morto poscia Corrado [1254], e succedendogli in diritto Corradino figlio di lui, fanciullo di due anni, rimasto in Germania, sollevaronsi i siciliani contro a’ tedeschi e saracini; e il papa s’avanzò nel Regno per impossessarsene. Manfredi venivagli incontro; ma i suoi cavalieri prendeano zuffa con uno de’ guelfi del papa, e l’uccideano; ed egli fuggiva e raggiungeva i saracini di Lucera devotissimi di sua casa; e risollevava il Regno. Moriva Innocenzo IV nel medesimo anno; e succedevagli Alessandro IV minor di lui, ma non meno aspro avversario degli Svevi, di tutti i ghibellini. Non seppe conservare il Regno; Manfredi lo riconquistò tutto in breve. — Alessandro predicò la croce contra Ezzelino, il tiranno di Verona, Vicenza, Padova ed all’intorno; il quale era cresciuto a invidie e crudeltá, che non iscompariscono al paragone con quelle de’ marchesi e delle cittaduzze e degli altri tiranni piccoli o grandi, antichi o moderni, italiani o stranieri; ondeché contra costui, fu, almeno una volta, opera santa la crociata di cristiani contra cristiani. Tre anni durò, tenendosi stretti i ghibellini all’infame lor capo. Finalmente [1259] due signori principali di questi, Oberto Pelavicino e Buoso da Doara, sollecitati l’un contro l’altro dal tiranno, scoprono il