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218 libro sesto

vero dire, non le occupò; né le poteva occupare con sua popolazione, non salita per anco oltre a due o trecentomila anime; ma le ne rimasero a lungo parecchie, e principalmente Candia che fu poi massima ed ultima delle colonie sue. E quindi in breve, per emulazione, per quell’imitazione, che, a malgrado le inimicizie de’ governi, trae sovente ad imitarsi e seguirsi i popoli connazionali, i pisani e massime i genovesi fecero pure stabilimenti orientali; e cosí fu acquistata tutta questa via al commercio italiano, il quale, caduti gli arabi, giá praticava le altre due; e cosí tra le tre incominciò il secondo primato nostro nel Mediterraneo; cosí ricominciò questo ad esser lago italiano. E tal durò poi, come giá anticamente, tre secoli o poco piú. L’istituzione, il nome de’ «consoli» dato da quegli italiani ai capi e giudici de’ loro commercianti in ogni cittá orientale (come a quelli che erano nelle madri patrie), ed esteso poi in tutto il globo, rimane anch’oggi monumento di quel nostro primato commerciale.

16. Federigo II [1218-1250]. — Federigo era giovane di ventiquattr’anni, quando rimase libero del competitore. Dimorò due anni in Germania a confermarvi sua potenza. — Scese [1220] a farsi incoronare da papa Onorio, e promise fin d’allora prender la croce per la ricuperazione di Gerusalemme. Ma passò prima a farsi riconoscer nel Regno, ed ordinarlo. Ridusse i saracini, che pur rimanean numerosi in Sicilia, e ne trasportò i resti di qua dal faro, a Lucera e Nocera; dove stanziarono e fiorirono, e ond’egli li trasse sovente poi a guerreggiare contro ai papi e agli italiani, e ne fu odiato tanto piú. Die’ leggi a tutto il Regno; buone per quel tempo, ma che improntate di feodalitá mantennero colá, piú a lungo che altrove in Italia, quell’ordine o disordine. Edificò castella a farsi forte nelle terre, nelle cittá, uno principalmente in Napoli, la quale diventonne poi residenza regia e capitale. Ed ivi istituí una universitá, seconda in Italia dopo quella giá piú che centenaria di Bologna. E colto, prode e corteggiator di donne, si compiacque di poesia e poeti in lingue romanze e volgari, e scrisse nella nostra che sorgeva. Nel 1225, sposò quella Iolanda di Lusignano, figlia