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214 libro sesto

Intanto in Italia era cresciuta la potenza di papa Innocenzo III, al modo solo in che sempre crebbe, in che solo può crescere la potenza temporale d’un papa, congiungendosi coll’opinione d’Italia che circonda quella potenza. In Roma accettò, ordinò la potenza nuova del senatore. Ed Innocenzo III era pure un grande, un forte, un arditissimo uomo. Ma il fatto sta, che sono appunto questi gli uomini i quali ripugnan meno alle concessioni opportune; sia perché le loro grandi menti fan loro vedere piú chiara tale opportunitá o necessitá; sia perché non temono di parer temere, né di lasciarsi soverchiare o prender la mano dalle concessioni. In Sicilia Innocenzo III guerreggiò in nome del pupillo contra Marcovaldo, tedesco, siniscalco del Regno, alleato de’ saracini. In Toscana, sia in nome del retaggio di Matilde, sia in nome della libertá, guerreggiò, trattò colle cittá, e riunille quasi tutte (salvo Pisa che avea ottenuti nuovi privilegi ed era quindi sempre piú imperiale) in una prima lega toscana o guelfa, conchiusa a San Miniato. A Spoleto ed Ancona guerreggiò in nome delle antiche donazioni. Riuní piú territorio che niuno de’ predecessori. E risuscitando le pretensioni di Gregorio VII (ma senza le necessitá ecclesiastiche di quello), fece intervenire la sua autoritá negli affari d’Ungheria, Polonia, Danimarca, Francia, Inghilterra, Aragona e Portogallo, tutta Europa. E tali intervenzioni furono utili senza dubbio parecchie volte. Se fossero esagerate talora, ne giudichi altri; non sono affari nostri. Sorti ai tempi di lui due grandi ed operosissimi santi, san Francesco, italiano, e san Domenico, spagnuolo, furono da lui approvati i loro due grandi ordini mendicanti, de’ frati minori, e de’ predicatori. Come il cristianesimo fu detto «pazzia della croce», questi si potrebbon dire «pazzie della caritá». L’esercitavano, passivamente colla povertá; attivamente, colle limosine, colla predicazione, colle missioni nella gentilitá fin d’allora. I predicatori furono accusati dagli uni, giustificati dagli altri, di crudeltá contro agli albigesi, eretici francesi; ed anche questa non è cosa nostra. È vero che in Italia pure poteron aiutare alle persecuzioni contro agli eretici catari e paterini che sorgevano allora non guari diversi