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dei comuni 213


fuor d’Italia, fu grand’uomo ad ogni modo; ed esercitò la tutela, anche piú che non sarebbe stato utile all’Italia, generosamente, fedelmente. Ma giá, senza badare a quel fanciullo, erano stati eletti re in Germania Filippo di Svevia, fratello d’Arrigo VI figliuolo di Federigo I e capo cosí della casa e della parte ghibellina; e contra lui, Ottone giá duca di Sassonia e Baviera, e capo di parte guelfa. E perché molto si parteggiò per l’uno e l’altro, e con li due nomi di parti pure in Italia, quindi ripetono gli scrittori antichi l’origine o almeno l’introduzione delle due tra noi. Ma i nomi tutt’al piú poterono esser introdotti allora; ché quanto alle parti, com’elle diventarono in breve (prevalendo gli Svevi o ghibellini) imperiale e tedesca l’una, anti-imperiale e anti-tedesca l’altra, elle esistevano da gran tempo certamente, ed esisteranno inevitabilmente, finché saranno imperatori tedeschi, ed uomini italiani, in Italia. Ed è perciò appunto che ai nostri dí alcuni, almeno incauti, vorrebbono risuscitare il nome «guelfo». Grande inutilitá! essendo piú chiaro, piú esplicito, piú buono, piú facile ad accettarsi ed ampliarsi il nome di «parte nazionale» od «italiana» od «antistraniera». Grande imprudenza! tale essendo il tôrci carico de’ peccati antichi di quella parte, che vedremo farne meno certamente che non i ghibellini, ma farne pur troppi ancora. — I due competitori poi guerreggiaronsi a lungo in Germania; non discesero in Italia. Fu Ottone riconosciuto da Innocenzo l’anno 1200, ma vinto nel 1206 da Filippo. — Dopo la morte del quale [1208] riconosciuto Ottone universalmente in Germania, scese in Italia e fu incoronato a Roma [1209]. Ma progredito quindi a Puglia, per ispogliare del regno Federigo il pupillo di Innocenzo, è scomunicato da questo; e Germania se ne solleva, ed egli è sforzato a risalirvi [1211]. Quindi s’impiccia nelle guerre dei francesi ed inglesi; e sconfitto da’ primi a Bovines, ne cade sua potenza in Germania, e poco men che derelitto muor poi nel 1218. E lasciò indisputato oramai quel regno, e perciò quel d’Italia e l’imperio a Federigo, lá risalito fin dal tempo della scomunica del competitore, lá tre volte rieletto, e due volte incoronato, ed or giovane adulto di ventidue anni. —