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192 libro sesto

romani, Innocenzo II; ed antipapa Anacleto, un discendente d’ebrei e figlio di Pier Leone, che era stato prefetto imperiale e potente ne’ turbamenti dei pontificati anteriori. Quindi a dividersi Roma, le cittá italiane l’una contro all’altra peggio che mai, la cristianitá. Anacleto ebbe per sé Ruggeri giá signor di Sicilia, or duca di Puglia e riunitore dei vari principati di que’ normanni, di cui non avemmo spazio a riferire (né crediamo abbia a dolerne a’ leggitori) tutti gli accrescimenti, le contese, le guerre, le successioni. Ora, Anacleto diede, o confermò, a Ruggeri [1130] il titolo di re. E quindi incomincia quel regno di Sicilia e Puglia, il quale non solamente è di gran lunga il piú antico, ma per sei secoli rimase il solo d’Italia (non contandosi giá quello di Italia propriamente detto, indissolubilmente unito all’Imperio); e che perciò trovasi da’ nostri scrittori chiamato semplicemente il «Regno». Nobilissima monarchia dunque senza dubbio! Nella quale è peccato solamente, che sia durata cosí poco questa prima dinastia normanna e sei altre ne sien succedute poi: mentre continuava una sola in parecchi principati europei, e fra gli altri, in quello, tanto piú umilmente e lentamente cresciuto, della monarchia di Savoia. Direm noi perciò, che sia vizio naturale, o del suolo, o degli abitatori? o peggio, celieremo noi, come fanno alcuni, insolentemente, quasi barbaramente, sulle tante rivoluzioni della «fedelissima» Napoli? No davvero. Parliam seriamente; la colpa fu molto meno di que’ popoli, che non di quelle stesse dinastie; le quali esse furono, che non seppero radicarsi su quel suolo cosí fecondo di tutto, contentarsi di esso, non cercar fortune lontane, non perdere il certo per l’incerto. Vedremo tra poco questi primi Normanni dar troppo male la loro erede a un figlio d’imperatori tedeschi, svevi; e gli Svevi poi, come imperatori, naturalmente aspirare a tutta Italia, a mezzo mondo, e soccombere a quel peso, aggravato, pigiato lor sulla testa, per vero dire, dalle nemiche mani de’ pontefici; poi soccombere gli Angioini al proprio mal governo, alle proprie divisioni; e spengersi gli Aragonesi nella prima casa d’Austria; e questa da sé, felicemente questa volta, ché il bel Regno, rimasto provincia lontana per due secoli e