eleggere un nuovo
re, si rimanda la decisione a una nuova dieta indicata ad Augsburg, e vi
s’invita il papa. Questi vi s’avvia con Matilde la gran contessa; giugne a
Vercelli; e udito che scende Arrigo stesso, indietreggiano, si racchiudono
in Canossa, antico e giá storico castello che era or della contessa.
Intanto scende Arrigo con poca comitiva, ma con Berta, la moglie giá
disprezzata ai dolci dí dopo lo sposalizio, or protettrice di lui al dí
della sventura. S’abbocca oltre Alpi con Adelaide ed Amedeo, la torinese ed
il savoiardo madre e fratello di lei; e per averne passaggio concede loro
nuovi comitati, accrescimento a lor potenza giá grande. Quindi varcano il
Moncenisio; e per Torino e Piacenza arrivano tutti insieme a Canossa. Ivi
stava coll’altra gran contessa Gregorio, ricevendo, penitenziando,
assolvendo scomunicati. Arrigo implora, fa implorar il pontefice. Spoglio
degli abiti imperiali è introdotto oltre una prima, oltre una seconda
cinta; rimane tra questa e la terza tre dí; digiunando, tremando,
avviliendosi. Apreglisi finalmente l’ultima porta, s’inginocchia tra que’
grandi e quelle donne, è assolto. Poi Gregorio pontifica, si comunica, ed
offre l’ostia ad Arrigo, che non osa e ricusa. Brutta, eccessiva scena
senza dubbio in tutto, per tutti due, al re che s’avvilí, al pontefice che
l’avvilí; e di che pagarono il fio tutti e due. Ma gli eccessi son quelli
appunto, che fanno spiccar piú chiara la natura d’ogni uomo; e qui Gregorio
avviliendo l’avversario, e pur non scemandolo, anzi restaurandolo
coll’assoluzione, si mostrò senza dubbio tutt’altro che artifizioso o
profondo politico; non altro che ciò che fu sempre, un teologo o piuttosto
un canonista irremovibile ne’ diritti che crede suoi; una coscienza ferrea,
un’anima che fa ciò che crede bene, senza pensare un momento a ciò che
avverrá. — Uscito Arrigo di colá, lombardi e tedeschi lo accolgono dapprima
con dispregio, poi con pietá, poi con interesse, e il fanno risollevar
contro al papa. Ma s’adunano gli avversari d’Arrigo in Germania, e fan re
Rodolfo di Svevia cognato di lui. Risale Arrigo, e si tratta e guerreggia
poi tra’ due [1078 e 1079], e il papa non approva né disapprova il nuovo
re. Di nuovo è chiaro qui il cattivissimo politico,