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della signoria degli imperatori e re |
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sarebbe pur tale la
musica tanto progredita? Ad ogni modo, un gran progresso di essa
fecesi in Italia, verso il principio del secolo undecimo, per opera di
Guido d’Arezzo monaco; il quale inventò, non saprei ben dire, e credo
si disputi, se la divisione delle sette note dell’ottava, o la
scrittura di esse che serví d’allora in poi, o se solamente i loro
nomi. — Del resto, poco o nulla produsse l’Italia nei secoli nono e
decimo; e non è se non appunto tra tal mancanza, che restano degni di
essere accennati Agnello, Anastasio bibliotecario ed Erchemperto,
compilatori delle vite degli arcivescovi di Ravenna, de’ papi, e de’
principi beneventani; Liutprando, storico di que’ brutti tempi de’
marchesi italiani in cui operò; e i due anonimi salernitano e
beneventano, continuatori di Erchemperto. I cronachisti, per poveri
che sieno, hanno sugli altri cattivi scrittori questo vantaggio, di
rimanere preziosi per li fatti serbati. Al principio del secolo
undecimo poi, risplende anche in Italia, dove fu monaco in Bobbio, e
poi papa buono fra molti cattivi, quel Gerberto francese, da cui
alcuni contano il risorgimento delle colture, piú o meno progredite
sempre d’allora in poi; e il quale dicono le prendesse dagli arabi di
Spagna, a cui noi dovremmo dunque originariamente quel risorgimento.
Ma mi pare grande illusione, gran pregiudizio questo dell’origine
arabica della coltura di Gerberto; la quale in gran parte fu teologica
cristiana, e quanto alla parte matematica ed astronomica ed
astrologica, io non so se fosse cosí gran cosa da aver prodotto frutto
di conto allora o poi. Uno scrittor modernissimo attribuisce bensí a
Gerberto l’introduzione delle cifre decimali dette «arabiche»,
attribuita giá a Leonardo Fibonacci; ma appunto il medesimo scrittore
(Chasles) nega che fosse invenzione degli arabi. Il fatto sta, che
questo secondo e vero risorgimento, detto «del mille», non fu se non
del fine di quel secolo undecimo; e fu tutto ecclesiastico, di
ecclesiastici scrittori e d’ecclesiastica coltura; non fu se non come
un episodio, una parte, una conseguenza del gran risorgimento
ecclesiastico che vedemmo incominciare sotto i papi tedeschi, ed
ingrandirsi giá sotto a parecchi italiani, spinti a ciò
probabilissimamente da quel grande intelletto, e massime gran cuore,