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della signoria degli imperatori e re 167


a chi non isdegni cercarla. Il piú ardente poi di questi secolari aiutanti alla riforma fu Erlembaldo di Milano; il quale dicesi vi fosse acceso per una offesa fatta all’onor di sua donna da uno degli ecclesiastici corrotti. Venuto a Roma per aiuti, vi trovò morto giá papa Nicolò II [1061], e succedutogli Anselmo da Bagio uno degli zelanti milanesi, giá vescovo di Lucca, or papa Alessandro II. Il quale, tra per queste aderenze di Lombardia e Toscana, e il men breve pontificato, e la propria fortezza, e i conforti d’Ildebrando sempre piú grande nella curia romana, fu immediato e degnissimo predecessore, nel tempo di Gregorio VII, nel nome di Alessandro III, del piú grande e del piú italiano fra’ papi. Eletto nella nuova e piú libera forma, e sia che trascurasse o no la conferma imperiale, non fu riconosciuto dalla parte tedesca, che gli oppose Cadaloo vescovo di Parma. Quindi a complicarsi in tutta Italia le parti dei due, e dell’imperio e delle cittá, e degli zelanti e de’ nemici della riforma, e d’italiani e tedeschi, e duchi di Toscana e Normanni di Puglia, fino al 1066, che per opera di Annone di Colonia e d’Ildebrando fu deposto Cadaloo. Crebbe piú che mai la parte papalina poco appresso [1069] per le nozze di Matilde, la giovane e ricca figlia di Beatrice, con Goffredo Lorenese, figlio del marito di questa e successore di lui nel ducato di Toscana. Se non che, deforme e dappoco costui, non par che fossero felici e non furono feconde tali nozze; e Goffredo fu piú sovente a sua Lorena che non in Italia, dove rimase e poté poi molto Matilde. Finalmente, se non prima, certo al principio del 1073, papa Alessandro si rivolse a comporre le cose di Germania peggio che mai sconvolte. Venuti di lá lo zelante Annone con due altri arcivescovi tedeschi, ei li ricevette a Lucca, presso alle sue alleate, le due grandi contesse; e forte di tal aiuto, e di quello dell’opinione italiana, e del grande accrescimento preso da venticinque anni dalla potenza papale, rinnovò ed oltrepassò l’esempio de’ papi giudici de’ re Carolingi. Rimandando a Germania gli arcivescovi tedeschi, citò a render conto degli atti simoniaci e degli altri misfatti Arrigo imperatore eletto, re di Germania e d’Italia. Cosí s’aprí la gran contesa dell’Imperio e della Chiesa.