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della signoria degli imperatori e re |
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a chi non isdegni cercarla. Il piú ardente poi di questi secolari aiutanti
alla riforma fu Erlembaldo di Milano; il quale dicesi vi fosse acceso
per una offesa fatta all’onor di sua donna da uno degli ecclesiastici
corrotti. Venuto a Roma per aiuti, vi trovò morto giá papa Nicolò II
[1061], e succedutogli Anselmo da Bagio uno degli zelanti milanesi,
giá vescovo di Lucca, or papa Alessandro II. Il quale, tra per queste
aderenze di Lombardia e Toscana, e il men breve pontificato, e la
propria fortezza, e i conforti d’Ildebrando sempre piú grande nella
curia romana, fu immediato e degnissimo predecessore, nel tempo di
Gregorio VII, nel nome di Alessandro III, del piú grande e del piú
italiano fra’ papi. Eletto nella nuova e piú libera forma, e sia che
trascurasse o no la conferma imperiale, non fu riconosciuto dalla
parte tedesca, che gli oppose Cadaloo vescovo di Parma. Quindi a
complicarsi in tutta Italia le parti dei due, e dell’imperio e delle
cittá, e degli zelanti e de’ nemici della riforma, e d’italiani e
tedeschi, e duchi di Toscana e Normanni di Puglia, fino al 1066, che
per opera di Annone di Colonia e d’Ildebrando fu deposto Cadaloo.
Crebbe piú che mai la parte papalina poco appresso [1069] per le nozze
di Matilde, la giovane e ricca figlia di Beatrice, con Goffredo
Lorenese, figlio del marito di questa e successore di lui nel ducato
di Toscana. Se non che, deforme e dappoco costui, non par che fossero
felici e non furono feconde tali nozze; e Goffredo fu piú sovente a
sua Lorena che non in Italia, dove rimase e poté poi molto Matilde.
Finalmente, se non prima, certo al principio del 1073, papa Alessandro
si rivolse a comporre le cose di Germania peggio che mai sconvolte.
Venuti di lá lo zelante Annone con due altri arcivescovi tedeschi, ei
li ricevette a Lucca, presso alle sue alleate, le due grandi contesse;
e forte di tal aiuto, e di quello dell’opinione italiana, e del grande
accrescimento preso da venticinque anni dalla potenza papale, rinnovò
ed oltrepassò l’esempio de’ papi giudici de’ re Carolingi. Rimandando
a Germania gli arcivescovi tedeschi, citò a render conto degli atti
simoniaci e degli altri misfatti Arrigo imperatore eletto, re di
Germania e d’Italia. Cosí s’aprí la gran contesa dell’Imperio e della Chiesa.