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166 libro quinto


furono poi gli emuli di essa, e diedero il nome a tutti gli avversari di essa. — L’Italia intanto, mentre tutto ciò si travagliava in Germania, rimaneva, non tranquilla, ma abbandonata a sé, a’ propri destini; e vi si avanzava in Roma, in Toscana, in Milano, che furono i tre fomiti delle crescenti libertá italiane; il primo delle ecclestiastiche, il secondo delle feudali, il terzo delle cittadine. Morto Vittore II nel 1057, fu eletto, e prese nome di Stefano IX, quel fratello che dicemmo di Goffredo di Lorena, il marito di Matilde, restituito allor duca di Toscana; e fu un altro buono di que’ papi tedeschi, e piú potente che gli altri. Perciocché questi duchi toscani erano sempre venuti crescendo in tutto il presente secolo, e di parecchi di essi si narrano pompe, sfarzi, ricchezze meravigliose, e che parrebbero incredibili in quell’etá; se non fosse che, signori supremi essi di Pisa, ma mezzo libera questa, e operosa oltre ogni altra cittá contemporanea in traffichi e navigazioni, fu naturale che se ne accrescessero in qualunque modo le ricchezze di que’ Bonifazi antenati di Beatrice e Matilde. E dicesi anzi che Stefano IX disegnasse far il fratello re d’Italia indipendente, e giá ne trattasse a Costantinopoli; ma morí pur troppo, egli il papa, l’anno appresso 1058. — Succedette Nicolò II, italiano, vescovo di Firenze, eletto dunque, come pare, per la medesima grande influenza toscana. Ed egli pure avanzò l’opera della riforma dei simoniaci e dei concubinari, e quella insieme delle libertá ecclesiastiche. Egli fu che in concilio diede a’ paroci, o «preti cardinali», della cittá di Roma la elezione de’ papi, i quali cosí non rimasero piú se non da acclamarsi o confermarsi dal rimanente clero o popolo romano e poi dagli imperatori. E trattando e guerreggiando intorno a Roma ed in Puglia, accrebbe la Sede; e die’ la mano in Lombardia a’ vescovi di Vercelli, di Piacenza ed altri zelanti o riformatori, ed ai popoli sollevatisi via via per la riforma, contro ai vescovi di Milano, di Pavia, d’Asti ed altri che vi resistevano, od erano di fatto o nell’opinione simoniaci. Tanto cresceva e poteva giá quest’opinione popolare, la quale se non si trova cosí chiaramente espressa nella storia de’ secoli oscuri come degli splendidi, in quelli pure si manifesta