solo re
Berengario. — Ma per poco; sorge a nuovo competitore Ludovico re di
Borgogna, risuscita la parte di Lamberto. Scendono gli ungheri (non
piú gli unni-ávari antichi, ma i magiari fattisi lor signori e
chiamati sempre da noi col nome di lor soggetti), vincono Berengario e
saccheggiano Lombardia. Quindi cresce Ludovico, batte anch’egli
Berengario e si fa incoronar re [900], e poi imperatore a Roma; e
Berengario fugge a Germania [901]. Ma Ludovico torna a Francia, e
Berengario a Italia, e la tien tutta di nuovo alcuni anni [902-904].
Poi torna Ludovico appoggiato principalmente da Adalberto, uno di que’
marchesi o duchi di Toscana che eran venuti grandeggiando al paro o
giá sopra i maggiori del regno; e signoreggia in tutta Italia e a
Verona stessa, la capitale di Berengario. Ma Berengario rientra in
questa a tradimento, spaventa i borgognoni, fa prigione Ludovico e il
rimanda con gli occhi cavati in Borgogna, ove serbò il titolo
d’imperatore, ma onde non tornò piú [905]. — Allora per la terza volta
Berengario tien tutta Italia, e se ne mostra meno indegno. Respinge o
piuttosto termina con doni una seconda invasione di ungheri; e contra
essi poi fa o lascia fortificare le cittá, le castella, i monasteri di
Lombardia; fatto notevole, che alcuni dicono origine, noi diremo
solamente aiuto alle libertá cittadine future. Ei regna del resto
tranquillo, quasi glorioso; e, tranne una terza ma breve invasione di
ungheri, l’Italia settentrionale respira sotto lui un diciassette
anni. Non la meridionale, stracciata al solito tra principi
beneventani, cittá greche poco men che libere, greci che venivano di
tempo in tempo, e saracini che stanziavano e grandeggiavano. Una mano
di costoro scesi e stabilitisi a Frassineto presso a Nizza, trafilò
tra alpe ed alpe fino a Susa, e poi fin nel Vallese. E contro a’
meridionali fu da papa Giovanni X chiamato Berengario, che venuto a
Roma ne fu incoronato imperatore [916]; a’ saracini non pare facesse
altro che paura. — Ma il regno italico settentrionale fu alla fine
riperduto da alcuni di quegli scellerati marchesi, a cui non giovava
aver tranquillitá ne’ re. Chiamano Rodolfo re della Borgogna
trasiurana, cognato di Bonifazio di Toscana principale