l’avvilimento li fece crudeli, scempi, perduti di vizi
essi e lor donne, corrotti insomma e disprezzati in quella stessa
corrottissima etá. Alcuni de’ papi del secolo scorso aveano, è vero,
dato esempio di questi ricorsi stranieri; ma quelli n’avean dato uno,
e questi ne dieder molti; quelli l’avean dato contro altri stranieri
greci o longobardi, e questi li diedero contro nazionali e compagni di
potenza; quelli poi avean pur dati molti esempi di appoggiarsi alla
nazione, alle cittá, data a molte cittá l’indipendenza, e questi non
la diedero; ondeché dee far meraviglia, che si accumulino gl’impropèri
a que’ papi, e si risparmino a questi principi italiani, i quali anzi
talor si lodano o compatiscono quasi vittime, di quella dipendenza di
che furono strumenti od autori. Non compatiamo mai i potenti, che mal
usarono la potenza. E sopratutto poi, giustizia eguale per tutti. — I
tre duchi potentissimi fin da’ longobardi, Friuli, Spoleto e
Benevento, eran rimasti tali sotto a’ Carolingi. Ma staccato l’ultimo
oramai dal regno ed occupato contro alle cittá greche, Napoli, Amalfi,
ecc., restavan dunque principali nel regno longobardo o d’Italia, i
duchi del Friuli e di Spoleto. Duca del Friuli era quel Berengario
affine de’ Carolingi che prese la corona d’Italia fin dal febbraio
888, ma che dicesi l’avvilisse subito riconoscendola feodalmente da
Arnolfo re di Germania. E duca di Spoleto era Guido; pur affine,
dicesi (ma si disputa come), de’ Carolingi. Questi tentò prima la
corona di Francia e andovvi; ma respintone, tornò tra noi con aiuti
francesi. S’impadroni dell’occidente, e mosse contro a Berengario
forte all’oriente. Combatterono a Brescia [888], ricombatterono sulla
Trebbia [889]; e vinto allora Berengario, si ridusse intorno a Verona,
mentre Guido si fece incoronar re in Pavia, e quindi imperatore in
Roma [891], e s’aggiunse all’imperio suo figliuolo Lamberto [892]. — Ma
Arnolfo il re tedesco, signore del re italiano Berengario, mandava in
aiuto a costui suo figliuolo Sventebaldo [893]; e scendeva egli poi
con Berengario ito a sollecitarlo. Prendeva Bergamo; uccideva,
prendeva o mutava conti e marchesi; e facevasi incoronar esso re
d’Italia; a ragione, io direi, poiché era signor del