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20 la vera democrazia

ribile potenza. Ricordo soltanto un triste giorno, attraverso l’argine del Po e le campagne coperte dalle acque quando già vi maturavano le messi. L’argine era pieno di masserizie ammucchiate sotto la pioggia fitta; le stuoie mal riparavano gli esuli dalle case dirute, nutriti a stento dalla carità, collo sguardo fisso, inebetito dallo spavento o dalla disperazione, i bambini morivano falciati dalla difterite; gli animali ischeletriti parevano implorare anch’essi pietà. E da una parte gorgogliavano i vortici del Po gonfio, giallo, pauroso; dall’altra a perdita d’occhio si vedevano emergere sulle acque le cime degli alberi, le case rovinate, gli argini rotti in ogni parte. So che fu un vero plebiscito di carità, una gara nobilissima tra le provincie italiane per alleviare la sventura umana; ma non posso dimenticare che da troppo tempo si vanno anche prodigando d’ogni maniera lusinghe a queste grandi miserie, a queste speranze deluse, a queste passioni, e potrebb’essere non lontana dall’esaurimento la loro pazienza, poichè è di tanto scemato il rispetto dell’autorità, e va dileguando in quelle anime ogni senso religioso.

XIII.

Noi ripetiamo a noi medesimi la lusinga di trovarsi in condizioni migliori degli altri paesi, e d’avere a temere assai meno il tralignare della democrazia. Vero: non abbiamo avuto la Comune, non ci commuovono problemi come quelli che agitano l’Irlanda, e non conosciamo ancora i terrori del socialismo tedesco o del nichilismo russo. Ma ci manca un vantaggio di quei popoli, ci manca il sentimento religioso, che è una delle molle più potenti della democrazia Americana e della Svizzera. Scettici, in fondo, per natura, quantunque volte non ci invade un fanatismo cieco e ignorante, si è aggiunto il dissidio tra lo Stato e la Chiesa a turbare i credenti, ad accrescere lo scompiglio sociale, a togliere allo Stato una forza, che in certe condizioni potrebbe riuscire necessaria. Difficile impresa una democrazia, dove si spenga il sentimento religioso, mentre il senso della legalità, mentre l’educazione completa e diffusa del popolo sono ancora desiderii lontanissimi e in così gran parte vani, e gli basta la più elementare istruzione per esercitare il potere politico. Il dilemma è fatale, imperocchè o noi, mettendo in opera tutte le buone influenze sociali, eleveremo coloro che ci agguagliano adesso soltanto nel potere politico, accrescendo il loro benessere, sviluppando i buoni sentimenti, educandone il cuore e l’intelletto, o saremo inesorabilmente abbassati, e vedremo compromesse e perdute nella violenta tutte le conquiste della civiltà. La democrazia