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18 la vera democrazia

schiave, la gialla e la nera. Ed ammettiamo pure un’altra ipotesi: che tutto il mondo si costituisca d’una serie di federazioni, le quali incomincino dalla città e dal villaggio, liberi di reggersi a loro talento. Ebbene, nell’ordine politico non avremo nè maggior libertà, nè più sicura giustizia, di quello che a noi ha procurato la monarchia popolare. Vi è un diritto nostro il quale possa essere offeso impunemente, una legge ingiusta, che non ci sia lecito mutare, un abuso che sia impossibile rimuovere? Chi può metter limiti alle manifestazioni del genio, ai progressi della scienza, alle stesse aberrazioni dell’arte? Quale buona e giusta idea che non possa prevalere colla discussione, non già imponendosi a viva forza, ma colla persuasione lenta, calma, che ci dà l’onnipotenza del bene, e ci lascia l’impotenza del male? Ed a quale uomo sia pur nato in basso stato, e povero, e privo di mezzi, a qual uomo è vietato di arrivare col suo lavoro e colle altre virtù sue ai più alti gradi del potere, della ricchezza, dell’influenza sociale? Vivono ancora tra noi ricordi del passato; e più di un costume, più d’una legge contraddicono alle virtù e ai bisogni d’una società democratica; ma l’elemento storico, la tradizione, la forza dei diritti acquisiti, debbono pur avere la parte loro. Non è però meno vero che noi siamo politicamente una vera democrazia, perchè la nazione è sovrana, il governo è nelle mani dei governanti, e l’interesse del maggior numero è guarentito dalla volontà del maggior numero. Forse non è fatta ancora una giusta parte a tutti gli elementi sociali, e la nostra vita si concentra troppo nello Stato, a danno delle istituzioni locali, e lasciano molto a desiderare i tribunali, la polizia, le carceri, che sono pure le ottime istituzioni per i rivoluzionari della dinamite. Ma possediamo il fondamento sul quale non ci riuscirà difficile edificare come gioverà alla grandezza della patria.

XII.

Anche sulla via buona evitiamo però le illusioni. Perchè la democrazia vera progredisca, e non degeneri anche tra noi nella falsa, in demagogia, è necessario fermare assai maggiore attenzione all’altra faccia il problema. Siamo giusti: le classi colte, intelligenti, nobili, ricche, in qualunque modo influenti, hanno tratto dalla rivoluzione italiana molti vantaggi; ma la parte meno abbiente e meno intelligente del popolo pochi ne ebbe comuni con noi, fuori del massimo, di avere una patria, per cui tutti sospirarono, e soffrirono e versarono il sangue. Non dirò che le condizioni loro siano peggiorate; ma i progressi compiuti sono povera cosa, nulla a paragone delle speranze. Molto si è fatto per la libertà,