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la vera democrazia 13


cerebrali, e di quattro miliardi di fibre che le collegano. Livingstone ha consumato indarno dei mesi per far comprendere ad un africano l’idea della vita futura, e poi vi rinunciò. Andate un po’ a parlare di ragione, di rispetto alle leggi e alla libertà a mille femmine affamate od a mille uomini ubbriachi, sovreccitati dalle grida, dall’attesa lunga, dal contagio reciproco delle loro emozioni! È sempre il buon Dulcamara che non tiene conto del temperamento fisico, dei bisogni del corpo, degli istinti animali, dei pregiudizii ereditarii, della passione dominante degli interessi di famiglia, di casta, di parte. Non sa, che l’uomo abbandonato ai proprii istinti, è un animale carnivoro, che comincia col mangiare il proprio simile allo stato selvaggio, e finisce col concepire, nel maggior fiore di civiltà, il delirio della distruzione, dell’annichilamento universale; non sa, che gittato sopra un suolo ingrato deve morire o lottare per acquistare, e possedere, prima rapace, poi avaro, specie quando attaccato alla gleba digiuna da sessanta generazioni per mantenere il lusso degli altri; non sa che se anche la sua mente si affina, vi pullulano i sogni, e crescono, e si mutano in chimere mostruose, amplificando timori, speranze, desiderii, determinando eccessi contagiosi, correnti irresistibili di passioni, epidemie di credulità e di sospetti. Lasciato l’uomo in balìa di cotesto forze, senza gli argini della fede, senza la custodia della legge, senza i freni dell’autorità, la rivoluzione diventa permanente, l’anarchia completa, perchè ciascun cittadino sovrano vuol comandare, non obbedire; afferma diritti, non riconosce doveri. Tutto cade in cotesta demolizione, e se qualcosa risorge sull’immane rovina, sarà lo Stato onnipotente, che rinnegherà la libertà. Al volere d’ognuno si sostituisce la volontà pubblica, cioè l’arbitrio mutevole della maggioranza in teoria, in pratica l’arbitrio rigido dell’Assemblea, della fazione, d’un uomo. E lo Stato, unico rappresentante e interprete della ragione, disfà e rifà tutte cose: gli usi, le feste, le cerimonie, il calendario, i pesi, le misure, i nomi dei mesi, dei luoghi, dei monumenti, delle famiglie, i titoli, le forme del discorso, del saluto, dello scrivere. Così il convento di Sparta si alterna ai baccanali di Mitra, fino a che l’automa improvvisato messo al posto dall’uomo vivo, vario, come è prodotto dall’evoluzione, precipita, si sfascia e mostra l’impotenza della teoria, la falsità assoluta di cotesta democrazia.

IX.

La vera democrazia deve anzitutto distinguere il vero popolo dal falso, che mira a sostituirsi a quello, a parlare, ad agire, a dominare in suo nome. Sul fondo, per lo più calmo e tranquillo delle