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di Eboli, pronunciato nel luglio del 1935, prima della guerra etiopica? Dissi che avremmo spezzato le reni al Negus.

Ora, con la stessa certezza assoluta, ripeto assoluta, vi dico che spezzeremo le reni alla Grecia. In due o in dodici mesi poco importa. La guerra è appena incominciata.

Noi abbiamo uomini e mezzi sufficienti per annientare ogni resistenza greca. L’aiuto inglese non potrà impedire il compimento di questo nostro fermissimo proponimento, nè evitare agli elleni la catastrofe che essi hanno voluto e dimostrato di meritare.

Pensare o dubitare qualche cosa di diverso significa non conoscermi. Una volta preso l’avvio, io non mollo più sino alla fine. L’ho già dimostrato e, qualunque cosa sia accaduta, accada, o possa accadere tornerò a dimostrarlo.

I 372 Caduti, i 1081 feriti, i 650 dispersi nei primi dieci giorni di combattimento sul fronte dell’Epiro saranno vendicati.


Camerati!

In quest’ora storica veramente solenne, che allinea, nel contrasto e nell’intesa, i Continenti, il Partito — difensore e continuatore della Rivoluzione — deve intensificare al massimo tutte le forme della sua attività.

Allo scoppio della guerra un certo rallentamento delle attività del Partito fu in relazione al fatto obiettivo della partenza di tutti i gerarchi. Ora non più.

Non c’è e non ci sarà una mobilitazione generale. Le classi richiamate sono due. Ce ne sono ancora disponibili una trentina. Abbiamo alle armi un milione di uomini; ne possiamo chiamare, in caso di necessità, altri otto.

In queste condizioni, il Partito deve riprendere la sua funzione con immutato crescente rigore, impegnando strenuamente la sua battaglia sul fronte interno, sul piano politico, economico, spirituale, sul piano dello stile.

Il Partito deve liberarsi e liberare la Nazione dalla superstite zavorra piccolo-borghese, nel senso più lato che noi diamo a questo termine; deve mantenere e accentuare il clima dei tempi duri; andare, più e meglio di prima, verso il Popolo, tutelandone la salute morale e l’esistenza materiale.

Certo pacifismo a sfondo cerebraloide e universalistico va attentamente vigilato e combattuto. È sfasato almeno per quanto riguarda questa epoca di ferro e di cannoni.

Nient’altro esiste e deve esistere all’infuori dello scopo supremo, per il quale siamo in armi. Fra germanici e italiani siamo un blocco di 150 milioni di uomini, risoluti e compatti e piantati dalla Norvegia alla Libia nel cuore dell’Europa.

Questo blocco ha già nel pugno la vittoria.

Benito Mussolini