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e al «Kent», e su quella delle altre grandi unità silurate recentemente nel Mediterraneo centrale o nel porto di Alessandria da sottomarini o aerosiluri italiani.

La nostra entrata in guerra ha dimostrato che l’Asse non era e non è una vana parola. Dal giugno ad oggi la nostra collaborazione con la Germania è veramente cameratesca e totalitaria. Marciamo fianco a fianco.

Questa unione di due Popoli diventa sempre più intima e si estende a tutti i campi della loro attività militare, economica, politica, spirituale. L’identità di vedute per quanto riguarda il presente e il futuro è perfetta.

I miei incontri col Führer non sono che la consacrazione di questa completa fusione delle nostre concezioni. Quando io mi incontro col Führer non vedo soltanto in lui il Capo creatore della grande Germania, il Comandante di eserciti che ha visto confermate dalla vittoria le sue geniali concezioni strategiche, talora ritenute più che audaci temerarie, ma anche, e vorrei dire in particolar modo, il suscitatore del movimento nazionalsocialista, il rivoluzionario che ha risvegliato il Popolo tedesco, lo ha fatto protagonista di una nuova concezione del mondo, grandemente affine a quella del Fascismo italiano.

L’identità di vedute è il risultato di questa premessa rivoluzionaria, scaturisce dall’incontro di due Rivoluzioni che sono, e nel campo internazionale e in quello sociale, appena all’inizio del loro cammino.

Tutto quanto riguarda gli sviluppi del Patto tripartito, a occidente o nel Bacino Danubiano, è seguito di comune accordo; così per quanto riguarda la posizione avvenire della Francia.

È ormai chiaro che l’Asse non vuole fare una pace di rappresaglia o di rancori, ma è altresì inteso che talune rivendicazioni devono essere soddisfatte.

Tali rivendicazioni più che legittime, potevano essere oggetto di discussione anche prima della guerra, se non ci si fossero opposti i ridicoli e tragici, ad un tempo, Jamais. Quando si accennò a toglierli era ormai troppo tardi. L’Italia aveva già scelto, sin dal maggio 1939, la sua via. I dadi erano gettati.

Ma appunto per il loro carattere di legittimità, le nostre rivendicazioni dovranno essere accolte senza compromessi o soluzioni provvisorie, che noi, fin da questo momento, in maniera categorica, respingiamo.

Solo dopo questo totale chiarimento sarà possibile, nell’orbita della nuova Europa, quale sarà creata dall’Asse, di iniziare un nuovo capitolo nella storia, che fu così agitata, dei rapporti fra Italia e Francia.

È superfluo confermare che, come l’armistizio, così la pace sarà comune, cioè sarà la pace dell’Asse.

A consacrare la fraternità delle armi italo-germaniche ho chiesto e ottenuto dal Führer una diretta partecipazione alla battaglia contro la Gran Bretagna con velivoli e sottomarini. Aggiungo subito che la Germania non aveva bisogno del nostro concorso. Il valore dei suoi combattenti di terra, di mare, di cielo, la sua potenza industriale, la