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LA LEGGENDA DI ECCARTO 87 I. Oh primavera, o di pietoso cielo Caro dono al mortai! tu dopo il gelo Crudo, e le nevi e i tediosi giorni Del verno tu sempre benigna torni A rallegrar questa terrena sede E questo esilio, ove di tanto eccede Sul piacere il dolor. Tu l’aer fosco Pia rassereni; tu risvegli il bosco Dal pigro sonno, e rinverdir sul colle Fai la fervida vite, e l’aspre zolle D’erbe rivesti e di novelli fiori. Tu le tenere brame e i dolci amori Lieta rinnovi; e l’uom, che in te respira, Apre, obliando ogni sua pena, e Tira D’occulto fato, a nuovi inganni il core; E gioja sente d’esser vivo, e l’ore Benedicendo alfin, da te la cara Speranza e il riso e la letizia impara. O primavera tenera e diletta, Che tu sia ringraziata e benedetta!