Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/87
-
- Soc.
- Ma altre cose che sono prima di questo ti bisogna imparare. di quelli che hanno quattro piedi quali sono propriamente mascoli.
- Str.
- Mà sò bene io i maschij, se non divengo matto, montone, becco, toro, cane, gallo.
- Soc.
- Veditu che fai? e femina tù chiami'l gallo à un medesimo nome, e maschio.
- Str.
- Mò à che modo di gratia?
- Soc.
- A che modo? gallo et gallina.
- Str.
- Per lo dio Nettuno, horgia à che modo mi bisogna chiamarlo?
- Soc.
- Uno gallina, et l'altro gallo.
- Str.
- Gallina? ben bene, per l'aere. dunque per questo ammaestramento solo di farina t'empirò la tua cassa à torno à torno.
- Soc.
- Ecco più un'altra volta questo altro, la cassa maschio chiami essendo femmina.
- Str.
- A che modo maschio chiamo io la cassa?
- Soc.
- Si ben, come ancho Cleonimo.
- Str.
- In che foggia? dillo.
- Soc.
- Tanto ti fà la cassa come Cleonimo.
- Str.
- Ma ò huomo da bene, Cleonimo non havea cassa, ma in un mortaio rotundo rimasinava, et in ultimo à che guisa mi bisogna chiamare?
- Soc.
- A che guisa? la cassa come fai la sostrata.
- Str.
- Tu dì più giustamente la cassa femina, per quello poi sarebe la cassa Cleonima.
- Soc.
- Pur anchora de nomi ti bisogna imparare quali
