Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/263


L' A C A R N E

graui cose. Voi hauedo messi gli huomini uecchij fu i libri, lasciate poi che i giouani ne bertegino. Siamo niente, sordi, con le gambe rotte, a li quali ben ò Nettuno it bastone è sicuro. Tremand done le labra per ueccbiezza.ad una pietra f e flag mo appogiati, dour niente guardtamo fe no roms bra de la grufhcia. Queio giouanc, the frettafi pariare di pito ne affaflina c5 parole fiiper be facendofi lotto . poi ritiratofi dice quello the pare,flatuendo co fe graui fiao parlare,14s cerando,turbando,mcfcbiando l’huomo Tithono, c cortui per urcchiezza catrabe It Libra, poi ded bitore tciafi parte, singbiotte,e fulpira,Cr lacrig ma, e dice a gli ainici,non bifognaua cbe io mi c5 prat un fepolcbrofciti douido me ne uado uia. Co. Come itanno bene pear raft : uccidere un urea chic, buomo canuto circa la clep’idra, molto in matte co fe afFgticatoli et forbendofi gins ii cat do fudore, l’huonzo da bene circa la city di Mas ratorme quando cram a Maratone,i1 fcacciaua. ;no. AdeflO fiamo fcaccrati da bitomini da niente, efiatno grande►en:e ofrefi. a qua° quale mars fia ne catradirat Certamente c conueniente a calui arnmazzarit gobbo Tucidide,pigliatolo a la folitudine de Sci chi, cioC a queao Cefifodetno, a queao auocato Zanciere. tl perche io gli 1;6 bauuto c5pafione,e ho afciugato pea() uccchio , turbato c14 ma