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d'aristofane. 120

te ne vado preparato à dimandare, incusare, et oggiurgare gli advocati, se alcuno dice d’altra cosa, che di pace. ma i Pritanesi meridiani non dicono questo ch’io ho detto: ma ben ne la prima sedia ogn’huomo ricerca federe.

Pre.
Venite quà inanti, uenite, à ciò che entro faciate il sacrificio.
Am.
Che ha parlato?
Pre.
Che vuol parlare?
Am.
Io.
Pre.
Che sei tu?
Am.
Amfiteo.
Pre.
Non sei huomo?
Am.
Non, ma immortale. questo Amfiteo fu figliuol di Cerere, et Trittolemo, et di costui, Celeo: et Celeo tolse moglie Fenarete mia fante, da la quale Licino è nato, da’l quale io. Io son immortale, et à me solo i dei hanno comesso far le triegue à i Lacedemonij: ma io essendo immortale ò huomini non ho da viuere, perceé i Pritanesi non me ne danno.
Pre.
I sagittarij.
Am.
O Trittolemo, e ò Celeo mi rifutate?
Di.
O huomini Pritanesi, iniuriate voi il concilio, scaciando via questo huomo, il quale ne voleua far triegua, e farn’appicare i scuti.
Pre.
Sedi e taci.
Di.
Per Apolline io non certo, se non mi date aiuto

circa